Mai quanto adesso la carità è necessaria e produce risultati tangibili. A documentarlo è un report l’agenzia missionaria vaticana Fides. L’India ha strappato dalla povertà 415 milioni di persone in quindici anni. L’ultimo rapporto Onu del “Multidimensional poverty index” (MPI) analizza i dati raccolti tra il 2005 e il 2021. E rileva che l’India ha ancora il numero più alto al mondo di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà (228,9 milioni). Seguita dalla Nigeria (96,7 milioni). La regione dell’Asia meridionale nel suo complesso registra 385 milioni di poveri. L’Africa subsahariana conta 579 milioni di indigenti. La pandemia di Covid-19 ha rallentato i progressi globali nella riduzione della povertà. In un quindicennio il cammino di lotta alla povertà ha dato in India risultati positivi.
Sos carità
In India, si legge nel testo, vi sono 97 milioni di bambini poveri (dati del 2021) e ciò significa che un bambino su cinque (21,8% del totale) soffre di indigenza. L’India è l’unico paese dell’Asia meridionale in cui le famiglie con capofamiglia donna sono più povere di quelle con capofamiglia uomo. 19,7% contro 15,9%. Mentre il 90% dei poveri dell’India vive nelle aree rurali. E il 10% nelle aree urbane. Il Bihar continua ad essere lo stato più povero del paese. Mentre tra i primi 10 stati più poveri vi sono Jharkhand, Meghalaya, Madhya Pradesh. Uttar Pradesh, Assam, Odisha. Chhattisgarh, Arunachal Pradesh e Rajasthan. Il Bengala occidentale, invece, è uscito dalla graduatoria dei primi 10. I poveri in India rimangono vulnerabili a causa dell’aumento dei prezzi di cibo e carburante. Rileva il rapporto Onu: “Dovrebbero essere una priorità le politiche che affrontano le crisi nutrizionali ed energetiche in corso”. Circa il 18,7% della intera popolazione indiana risulta vulnerabile alla povertà.