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100 anni dal Concilium Sinense: la testimonianza del cardinale Parolin

Il Segretario di Stato vaticano: "La comunione con il Papa è la migliore garanzia di una fede sottratta agli interessi politici esterni"

“Pur rientrando nella categoria giuridica dei concili particolari, quello di Shanghai rivestì indubbiamente un significato ecclesiale più ampio”, afferma il cardinale Pietro Parolin.  Prosegue il Segretario di Stato vaticano. “E’ comunemente riconosciuto che l’assise cinese funse da modello per molti altri Paesi di missione che, sul suo esempio, negli anni successivi si sarebbero preparati a celebrare i rispettivi sinodi nazionali. Il ricordo di quanto lì avvenuto, inoltre, riveste grande valore anche per il momento attuale della Chiesa, che, su invito di Papa Francesco, è impegnata nella riflessione sulla sinodalità, come stile peculiare che qualifica la vita e la missione della comunità credente“. L’essere “convocati” – questo è il significato etimologico del termine “concilium” – e il conseguente “camminare insieme” – secondo il senso della parola greca “synodos” – manifestano come il Popolo di Dio, nelle sue varie componenti, sia chiamato ad essere responsabile. E protagonista della vita della Chiesa, “contribuendo a plasmarne attivamente e liberamente, sotto la guida dello Spirito Santo, l’azione e lo stile”, evidenzia il cardinale Parolin.
Parolin
Foto di Jon Tyson su Unsplash

L’intervento del cardinale Parolin

L’agenzia missionaria vaticana Fides ha pubblicato l’intervento del Segretario di Stato vaticano al convegno internazionale “100 anni dal Concilium Sinense: tra storia e presente”. Gli echi che, attraverso le testimonianze storiche, ci giungono dal Concilio di Shanghai sono eloquenti. “Noi somigliamo ai modesti operai che costruiscono una cattedrale – annotava il delegato apostolico Celso Costantini – il disegno è dato dall’architetto. Ma ciascuno porta il suo mattone alla grande costruzione. Per noi l’architetto è il Papa. Gli operai passano, ma la cattedrale resta”.  Allo scopo di favorire il desiderato passaggio dalle “missioni estere” alla “Chiesa missionaria”, il delegato apostolico auspicava che la fede cristiana, nelle sue molteplici espressioni, potesse essere in Cina autenticamente inculturata. Trmine caro alla tradizione cattolica, che egli mai utilizzò ma che esprime appieno il suo pensiero e i suoi intenti. Secondo il cardinale Parolin l’eredità del sinodo celebrato a Shanghai “rimane come un’opera grandiosa, che stabilisce la regola fondamentale delle missioni cattoliche in Cina”.

 

 

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