“Uccidendo don Jacques, chi ha concepito questo ignobile atto aveva uno scopo ben preciso: dimostrare che non è possibile la convivenza tra musulmani e cristiani. Noi abbiamo dimostrato, e crediamo, che dobbiamo invece unire le nostre forze in nome di Dio per lavorare insieme per l’armonia e l’unità in uno spirito di sincerità e di reciproca fiducia”. E’ quanto ha detto il cardinale Jean-Louis Tauran, capo dicastero per il Dialogo interreligioso, ribadendo sull’Osservatore Romano l’urgenza del dialogo tra cristiani e musulmani dopo l’attacco alla chiesa di Rouen, in FRancia, dove due killer hanno fatto irruzione nel luogo di culto e poi ucciso il sacerdote don Jacques Hamel mentre stava celebrando la messa.
“Spesso – afferma – si dice che il dialogo religioso rischia di sfociare nel sincretismo. Sono del parere contrario. Anzi, direi, che il dialogo interreligioso è l’antidoto più efficace per contrastare il relativismo. Infatti, la prima cosa che si fa, nel dialogo, è professare la propria fede”. Non si può imbastire il dialogo sull’ambiguità. Quindi, mi pare che un avvenimento come quello del 26 luglio 2016 ci sproni ad approfondire la nostra vita spirituale, e a nutrirla con la preghiera e lo studio”.
Il cardinale francese ricorda che anche dopo l’attacco alla chiesa di Rouen “alcuni non hanno esitato a dire che le religioni sono fattori di pace. Tutto questo – aggiunge – è rilevante per oggi e per domani. Ovviamente, questi fatti criminali minano la credibilità del dialogo interreligioso, ma ci si deve continuare a incontrare, a parlarsi, a lavorare assieme quando è possibile, perché non prevalga l’odio”. “Tante volte mi rendo conto che molti problemi sono dovuti all’ignoranza da una parte e dall’altra. E l’ignoranza genera la paura. Per vivere assieme c’è bisogno di guardare chi è diverso da noi con stima, benevola curiosità e desiderio di camminare insieme”, sottolinea il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso”.
Secondo il cardinale, “difficoltà, delusioni, tragedie di ieri e di oggi devono essere meditate come lezioni provvidenziali, dalle quali spetta agli uomini trarre la saggezza necessaria per aprire nuove strade più ragionevoli e più coraggiose”. “E’ diventato urgente – conclude – approfondire il contenuto delle nostre religioni con una catechesi articolata e noi cattolici, al riguardo, siamo privilegiati, perché possiamo attingere al ricco magistero di Papa Benedetto XVI, il quale, più degli altri Pontefici, ha parlato della necessità del dialogo islamo-cristiano”.