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Card. Ruini: “La Chiesa non rinunci al suo dovere”

Eluana Englaro, dieci anni dopo. La vicenda della 39enne in stato vegetativo, che fu snodo cruciale nel dibattito italiano sul fine vita, riecheggia nelle pagine del libro “Eluana non deve morire” (ed. Rubettino, 2019), scritto da Eugenia Roccella e presentato oggi a Roma insieme ad alcuni protagonisti di quella battaglia politica e culturale. Insieme alla Roccella, che dieci anni fa era sottosegretario del Ministero della Salute, c’erano l’allora ministro della Salute, Maurizio Sacconi, l’allora vicecapogruppo del Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello, e poi Antonio Polito, che da direttore de Il Riformista seguì il dibattito senza approcci ideologici, e il card. Camillo Ruini, all’epoca voce carismatica dell’opposizione cattolica all’eutanasia.

L'attualità

Ma il volume non è soltanto una ricostruzione storica. Il ricordo di quei mesi concitati – segnati da sentenze di tribunale, ricorsi, leggi, decreti e soprattutto da un pugnace dibattito politico e civile – riporta ai giorni d’oggi. Come sabbia in una clessidra scorre il tempo che ci avvicina al 24 settembre 2019, data entro la quale le Camere dovranno legiferare sul fine vita. Lo ha stabilito la Consulta nell’ottobre scorso, che ha evidenziato il vuoto legislativo sul tema e sospeso il giudizio sul caso dell’aiuto al suicidio assistito da parte di Marco Cappato, militante radicale, a Fabiano Antonini, meglio conosciuto come dj Fabo. Se, dopo le Dat approvate in fretta sul finire della scorsa legislatura, ora appare vicina l’approvazione di una norma più chiara sul fine vita, appaiono invece distanti – ha riflettuto nel suo intervento il card. Ruini – “il coinvolgimento e la partecipazione, specialmente da parte della politica”, che caratterizzarono il dibattito sul caso Englaro. Il porporato ha sottolineato che “la Corte ha sostanzialmente confermato che si tratta di una legge che di fatto introduce l’eutanasia, pur cercando di negarlo a parole”. Di qui la sua amara riflessione: “Per me è particolarmente triste che testate e uomini di cultura cattolici abbiano allora negato il carattere eutanasico della legge, sebbene il presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, affermasse con chiarezza che togliere la nutrizione e l’idratazione significa provocare la morte”. Ruini rileva che l’unico modo per evitare che venga introdotta nell’ordinamento l’eutanasia è modificare la legge vigente, “revocando la facoltà di sospendere l’alimentazione e l’idratazione”, ma ammette che con l’attuale Parlamento è una chimera.

Lo scollamento tra Chiesa e politici cattolici

Si chiede allora come sia stato possibile arrivare a questa situazione. “Ci sono motivi di fondo – osserva – che investono l’Italia come tutto l’Occidente, e non solo l’Occidente: la forza della secolarizzazione, o forse più esattamente della scristianizzazione, la cultura dei diritti, o meglio dei desideri che si pretendono diritti, le opzioni sempre nuove aperte dalle biotecnologie”. Ma non solo. Lo sguardo dell’anziano cardinale si rivolge anche all’interno della sua Chiesa. Egli deve ammettere che “da qualche anno si è allentata la collaborazione tra i cattolici che operano in politica e il ‘mondo cattolico’ nel suo complesso, e diciamo pure la Chiesa e la sua Gerarchia”. È così – prosegue – che “i politici cattolici vengono a trovarsi isolati e privi del loro retroterra, mentre il mondo cattolico e la stessa Gerarchia rischiano di abdicare a quello che è un loro preciso dovere, prima che un diritto, di rinunciare cioè a testimoniare con forza e chiarezza la verità umana e cristiana in materia di etica pubblica”. E il risultato? È “l’irrilevanza”, tuona il card. Ruini. Intervistato da In Terris, l’ex presidente della Cei spiega che questo scollamento tra politici cattolici e gerarchie “è stata una deriva progressiva, dovuta sia ai rapidi cambiamenti politici avvenuti in Italia negli ultimi anni sia al fatto che la Chiesa si è sentita troppo esposta e ha pensato di tirarsi indietro. Ma questo – spiega – ha portato più danni che vantaggi”. Pertanto – continua – “sui grandi temi antropologici ed etici”, va ripristinata “una positiva sinergia tra i politici cattolici e il loro naturale retroterra, compresi noi vescovi” una sinergia “cordialmente aperta a quei ‘laici’ che condividono la sollecitudine per alcuni valori umani essenziali”. E da dove bisogna ripartire? Il card. Ruini non ha dubbi: “Dal rapporto tra fede e cultura”, risponde. Troppo spesso la fede oggi non riesce ad essere per i cattolici “un fondamentale criterio di indirizzo e di orientamento”. Ecco allora che è fondamentale riscoprire questo legame tra fede e cultura, per non essere condannati “a una crescente irrilevanza o insignificanza, tale da paralizzare le nostre capacità di testimoniare e di agire efficacemente, non solo nella sfera pubblica ma anche in quella personale e quotidiana”. L'appello dell'uomo di Chiesa è inequivocabile.


Maurizio Sacconi, card. Camillo Ruini, Eugenia Roccella, Antonio Polito, Gaetano Quagliariello

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