In Asia bisogna predicare la pace, promuovere la riconciliazione, praticare la non violenza, per contrastare l'estremismo religioso: lo ha detto Cardinale birmano Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon e presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc), rivolgendosi ai leader delle Chiese asiatiche riuniti nei giorni scorsi a Bangkok per il seminario su “Bibbia ed evangelizzazione in Asia”. Il Cardinale ha citato come fonte di ispirazione lo storico leader della lotta per la libertà in India, il Mahatma Gandhi, venerato come “l'apostolo della non violenza”. Ricordando che “Gandhi ha detto: occhio per occhio rende tutto il mondo cieco”, il Cardinale ha ricordato la strage di Pasqua, avvenuta in Sri Lanka, notando che “i cristiani siano diventati i capri espiatori” di tante tensioni e interessi politici. “Vengo da un paese dove l'estremismo religioso ha generato violenza e lutto”, ha detto il Porporato, richiamando le parole di Papa Francesco, che ha visitato il Myanmar lo scorso 26 novembre e ha lasciato un mandato dicendo: “Non ripagate l'odio con l'odio. Siate uno strumento di pace. Il Cardinale – ripreso da Asia news – ha allora invitato i cattolici e i loro leader a diventare “persone di speranza”: “Non possiamo farci prendere dalla paura e dalla paralisi. Questi sono i momenti in cui i Pastori devono camminare per la Via della Croce, senza mai perdere la speranza di un domani migliore non solo per il nostro popolo ma anche per coloro che sono stati vittime del male”. Ha poi ricordato che “la violenza è dei deboli: “La non violenza e il perdono appartengono a coloro che sono forti moralmente e spiritualmente”, perchè colmi dello Spirito di Dio. Il Cardinale non ha esitato ad elencare “nazionalismo, terrorismo, estremismo religioso, sfruttamento e manipolazione della rabbia collettiva” come minacce alla vita delle popolazioni asiatiche. E ha ribaditogli impegni da lui presentati quando è stato eletto a capo della Fabc: maggiore attenzione allo sviluppo sociale e alla cura pastorale dei fedeli; lavorare, in sintonia con l'appello di Papa Francesco, per superare gli ostacoli delle ingiustizie economiche e ambientali; l'importanza di camminare a fianco delle popolazioni indigene e affermare i loro diritti alle risorse e alle loro tradizioni. Ha poi rimarcato che “la riconciliazione va considerata prioritaria come parte della nuova evangelizzazione in Asia”, soprattutto nelle aree di conflitto violento e cronico.
Sulla difficile siruazione dei cristiani in Birmania, leggi anche: