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Capitanata, protocollo per i braccianti: il grazie del Papa

E'un Papa Francesco che non dimentica le sofferenze dei meno fortunati, quello che condivide durante l'Angelus una riflessione sulla tappa a Gerico di Gesù, narrata nei Vangeli. Al termine della preghiera, il Santo Padre ringrazia il Comune e la Diocesi di San Severo, in Puglia, “per la firma del protocollo d’intesa avvenuta lunedì scorso 28 ottobre, che permetterà ai braccianti dei cosiddetti 'ghetti della Capitanata', nel foggiano, di ottenere una domiciliazione presso le parrocchie e l’iscrizione all’anagrafe comunale”. L'intesa consentirà inoltre ai lavoranti di “avere i documenti d’identità e di residenza offrirà loro nuova dignità e consentirà di uscire da una condizione di irregolarità e sfruttamento”. E anche un pensiero per l'Etiopia viene riservato da Papa Francesco, “addolorato per le violenze di cui sono vittime i cristiani della Chiesa Ortodossa Tewahedo. Esprimo la mia vicinanza a questa Chiesa e al suo Patriarca, il caro fratello Abuna Matthias, e vi chiedo di pregare per tutte le vittime di violenza in quella terra”.

L'incontro con Zaccheo

C'era tanta folla ad accogliere Gesù, appena arrivato a Gerico. Tra questi un tale Zaccheo, capo dei pubblicani, riscossori delle tasse per conto dell'Impero romano: “Egli era ricco non grazie a un onesto guadagno, ma perché chiedeva la 'tangente', e questo aumentava il disprezzo verso di lui. Zaccheo 'cercava di vedere chi era Gesù'; non voleva incontrarlo,ma era curioso: voleva vedere quel personaggio di cui aveva sentito dire cose straordinarie. Era curioso”. Per vedere Gesù, essendo di bassa statura, il pubblicano salì su un sicomoro, venendo notato da Gesù: “E questo è importante: il primo sguardo non è di Zaccheo, ma di Gesù, che tra tanti volti che lo circondavano , cerca proprio quello”. Questo perché “lo sguardo misericordioso del Signore ci raggiunge prima che noi stessi ci rendiamo conto di averne bisogno per essere salvati. E con questo sguardo del divino Maestro comincia il miracolo della conversione del peccatore”. Gesù chiama l'uomo per nome, gli dice che deve andare nella sua casa, quella di un pubblico peccatore: “Anche noi saremmo rimasti scandalizzati da questo comportamento di Gesù. Ma il disprezzo e la chiusura verso il peccatore non fanno che isolarlo e indurirlo nel male che compie contro sé stesso e contro la comunità. Invece Dio condanna il peccato, ma cerca di salvare il peccatore, lo va a cercare per riportarlo sulla retta via”.

Uno sguardo nuovo

Chi non si è mai sentito cercato dalla misericordia di Dio, ha spiegato il Santo Padre, “fa fatica a cogliere la straordinaria grandezza dei gesti e delle parole con cui Gesù si accosta a Zaccheo: l'accoglienza e l’attenzione di Gesù nei suoi confronti portano quell’uomo a un netto cambiamento di mentalità e in un attimo si rende conto di quanto è meschina una vita tutta presa dal denaro, a costo di rubare agli altri e di ricevere il loro disprezzo”. La presenza del Signore in casa, fa vedere tutto a Zaccheo con occhi nuovi: “E cambia anche il suo modo di vedere e di usare il denaro: al gesto dell’arraffare si sostituisce quello del donare… Zaccheo scopre da Gesù che è possibile amare gratuitamente: finora era avaro, adesso diventa generoso; aveva il gusto di ammassare, ora gioisce nel distribuire. Incontrando l’Amore, scoprendo di essere amato nonostante i suoi peccati, diventa capace di amare gli altri, facendo del denaro un segno di solidarietà e di comunione”.

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