“Qui cantat, bis orat”! La musica è una forma di arte, che a sua volta si sposa con la fede e quindi assume una veste religiosa. I cristiani sanno bene che la preghiera è un dialogo con Dio Padre, in una relazione ogni piccolo gesto che racchiude i sentimenti del cuore, possono essere trasmessi attraverso le varie forme dell’arte. Tutto ciò che è bello e anche buono, l’arte è bellezza. Come non aspirare a dare il meglio a Colui che ci ha donato il Suo immenso Amore? La musica sacra ha una peculiarità, essa eleva il cuore del credente a Dio e presta un prezioso servizio alla liturgia.
Il canto gregoriano appartiene a questo genere musicale, nato nel mondo occidentale, risale al Medioevo, (VIII-XII sec.), per tradizione è cantato da un cantore, o da un coro di voci bianche o maschili, che cantano all’unisono, si tratta di un canto a cappella, vale a dire senza strumenti musicali, un canto ritmico nel quale è favorito il testo in prosa per una maggiore contemplazione.. Alcuni celebri musicisti quali Bach e Mozart in qualche composizione, si sono ispirati all’antico canto.
Nella Costituzione Conciliare “Sacrosanctum Concilium” sulla sacra Liturgia al n.116 si legge che al canto gregoriano va riservato “il posto principale” ed è considerato “come canto proprio della liturgia romana”. Già i primi cristiani, cantavano semplici melodie che s’ispiravano ai Salmi, ma sintetizziamo le fasi storiche percorse dal canto gregoriano. E’ stato il pontefice benedettino Gregorio Magno che nell’unificare le liturgie occidentali, pensò al nuovo repertorio liturgico-canoro, infatti il canto prese il suo nome. Tra il VII-IX sec. si registra il periodo più fiorente del canto gregoriano, in cui sono stati composti molti canti per Antifone d’Ingresso e celebri melodie di Alleluia. L’insegnamento del canto era orale, monaci e cantori imparavano mnemonicamente i testi canori.
Bisogna ricordare anche le prime scritture musicali, i cosiddetti neumi, sono quei segni sulle pergamene che scandiscono il ritmo e l’espressione del canto. Mentre nella musica classica per comporre una melodia si usano le note musicali sul pentagramma, nel canto gregoriano si ha il neuma, un termine greco vuol dire “segno” la differenza consiste nel fatto che, un neuma può rappresentare a volte una nota singola o in altri casi una serie di note.
Nel 1050 il monaco Guido d’Arezzo, creava il sistema del tetragramma, ma questa ideazione segnava il tramonto del canto gregoriano, perché lo rendeva più schematico perdendo anche la sua espressività. Un grande merito va riconosciuto ai monaci benedettini dell’Abbazia di Solesmes in Francia, in modo particolare P. Guèranger, tramite una laboriosa ricerca mediante uno studio di paleografia musicale che serviva a decodificare quei codici antichi, i monaci ricopiarono i manoscritti nelle abbazie e nelle biblioteche europee. Grazie a loro, il canto gregoriano ritrovava la sua identità, cioè essere un valido strumento di preghiera.
Papa Pio X lo definì “canto proprio della Chiesa romana”.
Il vasto repertorio canoro si distingue per data di composizione, paese di origine, stile e forma, esso è formato dai canti appartenenti alla Liturgia delle Ore e dai quelli della Messa. Ai primi appartengono: Inni, le Antifone, il canto dei Salmi e dei Cantici e i Responsori, ai secondi invece i canti del Kyrie, il Gloria, il Credo, il Sanctus e l’Agnus Dei.
Non è assolutamente vero pensare al canto gregoriano come un qualcosa di arcaico, esso ha due sfumature essenziali una musicale-filologica, l’altra religiosa, esso è ancora oggi studiato presso il Pontificio Istituto per la Musica Sacra, di Roma fondato da S. Pio X nel 1910, che di recente ha promosso la nuova collana editoriale, il primo testo s’intitola “Iniziazione al Canto Gregoriano” autore A. Turco. Nel Bel Paese abbiamo alcune scuole di canto e poi vi è l’A.I.S.C. Gre. (Associazione Internazionale Studi di Canto Gregoriano) che ha già scelto la località di Arco di Trento nella quale si svolgerà il 37° Corso Internazionale di Canto Gregoriano, in collaborazione con il Comune di Cremona, il Comune di Arco, l’Istituto Superiore di Studi Musicali “C. Monteverdi” di Cremona e il Centro di Musicologia “W. Stauffer”.