Grido d’allarme dei vescovi del Camerun. “Deploriamo la violenza. L’insicurezza. I rapimenti. Le torture. Le uccisioni insensate di persone innocenti e bambini”, affermano i presuli. E lanciano un accorato appello per la fine del lungo conflitto nelle regioni anglofone del Camerun. L’episcopato si rivolge a tutte le fazioni armate. E implora di fermare la violenza. Con effetto immediato. E lavorare per una risoluzione pacifica del conflitto”. E aggiunge: “La nostra gente ha sofferto abbastanza. E’ stanca di vivere nell’incertezza. E nella paura”. I vescovi ricordano i sacerdoti rimasti accanto al popolo affidato alla loro cura pastorale. “Hanno fatto e continuano a fare sacrifici eroici in questo tempo di crisi”, evidenziano i presuli.
Sos Camerun
Nei giorni scorsi la violenza ha investito la scuola elementare cattolica di Santa Teresa, riferisce l’agenzia missionaria vaticana Fides. Nella diocesi di Kumbo. Uno scolaro di sette anni è stato ucciso da un proiettile vagante. Durante uno scontro a fuoco tra militari camerunesi e separatisti nei pressi della scuola. Si trascina da oltre quattro anni il conflitto nelle regione anglofone sud-ovest. E nel nord-ovest del Camerun. Si è intensificato da quando il 1° ottobre 2017 gli indipendentisti hanno dichiarato simbolicamente l’indipendenza delle due aree. Raggruppate nell’Ambazonia.
Minaccia separatista
I separatisti celebrano l’indipendenza dell’area anglofona dal Regno Unito. Avvenuta nel 1961. La parte francofona era divenuta indipendente dalla Francia nel 1960. Un referendum aveva stabilito la creazione di un unico Stato bilingue. Gli abitanti delle regioni anglofone però lamentano di essere discriminati. Rispetto ai francofoni. A livello giuridico. E nel campo educativo. Il conflitto ha causato più di 3.500 vittime. E ha costretto oltre 700 mila persone a fuggire dalle proprie case.