Tra pochi giorni si celebrerà la festa buddista del Vesakh, in cui si commemorano tre eventi significativi della vita di Gautama Buddha: nascita, illuminazione e morte. “Questa è l’occasione per farci prossimi a coloro che soffrono e per rinnovare il nostro impegno a portare a loro conforto e felicità attraverso atti di amicizia e compassione” è quanto sottolinea il messaggio di auguri del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso rivolto ai buddisti in occasione di questa festività.
“Preghiamo affinché la vostra celebrazione del Vesakh, che comprende anche un particolare sforzo per portare felicità a chi è meno fortunato in mezzo a noi, possa essere un momento di approfondimento sulle modalità di collaborazione tra noi affinché non ci siano più schiavi, ma fratelli e sorelle che vivono in fraternità, bontà e compassione per tutti”. Nel documento, a firma del cardinale presidente Jean-Louis Tauran e del segretario mons. Miguke Angel Ayuso Guixot, si ricordano le parole di Papa Francesco che invitano a superare l’indifferenza e l’ignoranza per sconfiggere le schiavitù dei nostri giorni e in particolare il traffico di esseri umani.
“Cari amici, – sottolinea il messaggio – condividiamo la convinzione che la schiavitù moderna e il traffico di esseri umani sono crimini gravi, ferite aperte sul corpo della società contemporanea. In una sezione dell’ “Ottuplice sentiero” il Buddha dichiara che il commercio di esseri viventi, compresi schiavi e prostitute, è una delle cinque occupazioni nelle quali non ci si deve impegnare (AN 5,177). Egli insegna a procacciarsi i beni pacificamente, con onestà e con mezzi legali, senza coercizione, violenza né inganno, e con mezzi che non provochino danni o sofferenze (cfr. AN 4,47; 5,41; 8,54). In questo modo, il buddismo promuove il rispetto per la vita e la libertà di ogni persona”. Infine il documento conclude con un invito esplicito: “Come buddisti e cristiani, solleciti nel rispettare la vita umana, dobbiamo collaborare insieme perché si ponga fine a questa piaga”.