Nel campo di concentramento nazista di Flossenbürg, con l’accusa di aver partecipato ad una congiura contro il regime di Adolf Hitler, 70 anni fa, il 9 aprile del 1945, fu ucciso il teologo evangelico Dietrich Bonhoeffer. “Ditegli che questa è la fine per me, ma anche l’inizio. Insieme a lui credo nel principio della nostra fratellanza universale cristiana che si eleva al di sopra di ogni interesse nazionale e credo che la nostra vittoria è certa” queste sono le parole che il teologo, il giorno prima della sua impiccagione, ha affidato ad un compagno di prigionia affinché potesse recapitarle all’amico George Bell, vescovo anglicano di Chichester.
Nato a Breslavia, nel 1906, non aveva neanche quarant’anni quando morì. Ci fu un testimone oculare che raccontò le ultime sequenze di vita, era il medico del campo, ed ha scritto: “Attraverso la porta semiaperta in una stanza delle baracche vidi il Pastore Bonhoeffer, prima di levarsi la sua divisa carceraria, inginocchiarsi sul pavimento per pregare Dio con fervore. Fui profondamente toccato dal modo in cui questo uomo amabile pregava, così devoto e sicuro che Dio udisse la sua preghiera”. E ancora: “Sul posto dell’esecuzione, disse un’altra breve preghiera e quindi salì gli scalini verso il patibolo, coraggioso e composto. La sua morte seguì dopo pochi secondi. Nei quasi cinquant’anni di professione medica, non ho mai visto un uomo morire così totalmente sottomesso alla volontà di Dio”.
“Ogni cristiano è chiamato ad una maturità ma anche la Chiesa è chiamata a diventare parte del mondo, a condividerne le lotte e le perplessità” osservava Bonhoeffer. Nella sua attività di insegnante, ha sempre avuto grande interesse non solo per la teologia, ma anche per la Chiesa nella sua vita concreta. La sua ricerca teologica lo portò ad una opposizione sempre crescente al Nazismo, tanto che nel 1933 in una trasmissione radiofonica, definisce Hitler non un Furher, ma un Verfurher (seduttore). La trasmissione venne subito interrotta. La sua opposizione al Nazismo, dopo un periodo in esilio come Pastore Luterano in America e Inghilterra, lo porterà nel 1943 nel carcere militare di Tegel. In seguito venne portato in un carcere della Gestapo a Berlino. Non si avranno più notizie di lui fino al 9 aprile 1945, quando fu impiccato nel campo di concentramento di Flossemburg. D. Bonhoeffer è una delle voci più importanti del protestantesimo contemporaneo.
Un uomo libero, calato nel mondo e nella signoria di Gesù Cristo, un cristiano consapevole di un destino di eternità, questi gli “attributi” che la tradizione gli ha riconosciuto. Bonhoeffer fu uno dei primi a sottolineare “l’idea di una Chiesa che non sia dirimpettaia, ma che sia coinvolta nelle vicende della gente: il dove della gente, il dove del mondo è il dove della Chiesa” afferma il teologo e arcivescovo di Oristano, mons. Ignazio Sanna. “Penso – ha aggiunto mons. Sanna – che questo sia anche un modo con cui Papa Francesco, attualmente, porta avanti questa realtà. Quando usa l’espressione di ‘non stare al balcone’, un po’ è l’idea di Bonhoeffer: Dobbiamo coinvolgerci e lasciarci coinvolgere con la vita, con la fatica, con le sofferenze della gente. Addirittura il Papa dice: meglio una Chiesa che inciampa di una Chiesa che rimane chiusa all’interno delle sue strutture”.