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Bolivia, sos dei vescovi per l’escalation di violenza

Stop ad uno "scenario di scontro". Appello veemente dell'episcopato boliviano alle "autorità competenti” (governative, dipartimentali, civiche e altre istituzioni) di fronte ai disordini sociali e agli scioperi in atto nella nazione sudamericana

In Bolivia allarme dell’episcopato per l’esplosione di disordini sociali. A dare voce alla preoccupazione della Chiesa boliviana è l’arcivescovo di Santa Cruz. Monsignor René Leigue Cesarí ha lanciato un appello alla nazione attraverso un accorato messaggio. Il presule deplora “l’aumento della spirale di violenza che genera ancora maggiore violenza“. “E’ deprecabile vivere una situazione di dolore e di sofferenza– dichiara l’arcivescovo all’agenzia missionaria vaticana Fides-. Come Chiesa cattolica, la nostra missione è stare al fianco del nostro popolo”. Monsignor René Leigue Cesarí si rivolge alle “autorità competenti (governative, dipartimentali, civiche e altre istituzioni) che sono chiamate a risolvere questo problema”. Perché “lascino da parte i loro interessi personali, di partito o di settore”. E “diano prova delle loro capacità di servizio“.Bolivia

Appello per la Bolivia

Monsignor René Leigue Cesarí si rivolge anche al popolo della Bolivia. Perché “non cada nelle provocazioni violente che alcuni stanno creando”. E prosegue: “Non vogliamo più dolore ma più bene. Cerchiamo la pace per la Bolivia”. Nel martoriato paese dell’America Latina le tasse sono centralizzate. E i proventi sono distribuiti in base alla popolazione di ciascun dipartimento o regione. la recente raffica di scioperi ha innescato una serie di scontri, anche violenti. Soprattutto a Santa Cruz, La Paz e Cochabamba. La Confederación de Empresarios Privados de Bolivia (CEPB) è la maggiore organizzazione del paese. E ha sollecitato con urgenza il ritorno al dialogo. Di fronte all’escalation di violenza. E ad una situazione sempre più fuori controllo. A causa di decisioni politiche “che stanno portando pericolosamente ad uno scenario di scontro tra boliviani. E ad una violazione generalizzata dei diritti e delle garanzie costituzionali”.

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