Bergoglio: “Un Paese da solo non può affrontare l’emergenza migranti”

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“Può un paese affrontare da solo le difficoltà che provengono dalla migrazione forzata?”. Se lo chiede il Papa nel video-messaggio per le intenzioni di preghiera del mese di novembre, curato come sempre dall’Apostolato della preghiera. Nel filmato, pubblicato via internet e diffuso in otto lingue, Bergoglio afferma in spagnolo: “Dobbiamo passare dalla indifferenza e dalla paura all’accettazione dell’altro. Perché quell’altro potresti essere tu. O io…”. Intanto le immagini di uomini e donne di diverse nazionalità si alternano a quelle del Pontefice che abbraccia i rifugiati incontrati durante i suoi viaggi a Lesbo o Lampedusa. Il Papa chiede di unirsi alla sua petizione: “Che i Paesi che accolgono un gran numero di rifugiati e sfollati, siano appoggiati nei loro sforzi di solidarietà”.

Il tema dell’accoglienza è stato ampiamente affrontato da Bergoglio martedì scorso, nella conferenza stampa sull’aereo che lo riportava da Malmo a Roma, in relazione alle difficoltà della Svezia, Paese tradizionalmente accogliente, e ora in affanno nel riuscire a integrare sia migranti che rifugiati. Il Vaticano inoltre non nasconde la propria preoccupazione per la mancanza di strategie comuni della Unione europea. Intanto si registrano reazioni alla l’ennesima strage di migranti, annegati ieri nel Mediterrano.

“L’ennesima strage di migranti nel Mediterraneo, con 239 morti solo ieri, è la conferma che i governi internazionali devono fare qualcosa di diverso. C’è un’emergenza, sì, ma è quella del traffico senza scrupoli degli esseri umani. E’ un mostro che si trascina contro lo sviluppo dei sogni degli individui che migrano per un futuro migliore, perché si trovano costretti a farlo da condizioni sociali, politiche, economiche, ambientali”, ha dichiarato suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore Missionarie scalabriniane, congregazione che, nel mondo, si occupa principalmente di assistenza ai migranti. “I percorsi delle istituzioni, a livello internazionale, – sottolinea suor Neusa – non sono ancora efficaci. Veder morire 239 persone, tutte insieme, vuol dire che questa lotta contro i trafficanti non è stata vinta. E, ripeto, bisogna lottare contro i trafficanti, non contro i migranti, come invece qualcuno ci fa credere. Sbaglia chi confonde”.

Inoltre, il direttore di Migrantes, mons. Giancarlo Perego, ha dichiarato alla Radio Vaticana: “Di fronte a queste nuove morti nel Mediterraneo, che fanno salire a oltre 4 mila i morti nel 2016, un numero mai raggiunto negli ultimi anni, cresce la responsabilità dell’Europa nel non disattendere ancora l’impegno di costruire vie legali di ingresso, corridoi umanitari, tra le persone che sono in fuga. Questa indifferenza dell’Europa è ancora più grave perché in continuazione si rimanda quel piano Marshall per l’Africa che non sia semplicemente un trattenere i migranti nei Paesi di origine ma sia veramente un impegno serio nella cooperazione allo sviluppo. Quindi sono morti che richiamano non solo l’impegno per vie legali e i corridoi umanitari ma l’impegno per una cooperazione che ancora manca”.

“L’Europa è incapace di uscire dalla logica di chiusura verso la quale alcuni Stati stanno andando e non invece aprirsi a una logica di impegno per lo sviluppo nei Paesi di origine delle persone migranti – continua Perego -. Quindi la mancanza del ricollocamento dei 160 mila è un segno molto chiaro di questa chiusura e i rimandi continui di un impegno per la cooperazione è una situazione che effettivamente dimostra come l’Europa è incapace di leggere anche il futuro delle migrazioni che necessariamente interesseranno ancora una volta l’Europa”.

Per Perego, “se ne può uscire se effettivamente si esce da questa logica di chiusura e si ottimizzano al meglio le risorse che l’Europa ha a disposizione nelle due direzioni. In primo luogo superando la volontarietà dell’accoglienza e quindi questo ricollocamento dei 160 mila in tutti i 28 Paesi europei. In secondo luogo facendo in modo che le risorse non siano semplicemente per l’accoglienza ma vadano per percorsi di integrazione”.

Il Papa, ha poi celebrato all’altare della Cattedra, nella basilica di San Pietro, una messa in suffragio dei cardinali e vescovi morti nel corso di quest’anno. Hanno partecipato esponenti del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede e numerosi membri del collegio cardinalizio e diversi vescovi e sacerdoti. Tra questi i cardinali Sodano, Koch, Mueller, Ravasi, De Giorgi, Lajolo, Comastri. Francesco, che indossava la casula rossa e il pallio bianco ricamato con le croci nere, ha dedicato l’omelia a una riflessione strettamente spirituale, sul senso della morte per i “pastori del gregge di Cristo” che “a imitazione di Lui si sono spesi, donati, sacrificati per la salvezza del popolo loro affidato”. Durante quest’anno sono morti i cardinali Carlo Furno, Julio Terrazas Sandoval, George Cottier, Giovanni Coppa, Loris Capovilla, Silvano Piovanelli e Franciszek Macharski. E sono defunti 136 tra vescovi e arcivescovi.

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