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BERGOGLIO SI CAMBIA IN UN BURGER KING E SCOPPIA LA POLEMICA

Nessuna gaffe. Nessun caso. Le foto che ritraggono Papa Francesco entrare in un Burger King di Santa Cruz non rappresentano un’improvvisa conversione al capitalismo del Pontefice. A motivare l’accaduto è stato l’entourage di Bergoglio. Il Santo Pare aveva necessità di cambiarsi d’abito e indossare i paramenti liturgici in vista della Messa celebrata in piazza del Cristo Redentore. La mancanza di edifici adatti ha costretto l’organizzazione a virare sul fast food, all’interno del quale si sono recati anche vescovi e sacerdoti che dovevano concelebrare assieme a Francesco. “La struttura è stata considerata adeguata e abbiamo sospeso temporaneamente le vendite” ha spiegato Alfredo Troche, amministratore delegato della Bolivian Food, ditta titolare del franchising di quel particolare Burger King. Ma le polemiche non sono mancate, soprattutto da parte di alcuni media, il quali hanno sottolineato che l’episodio era avvenuto a poche ore dalla consegna del crocifisso su falce e martello da parte del presidente boliviano Morales di cui tanto si è parlato. E tuttavia, nonostante la scelta fosse obbligata, qualcosa in più da un punto di vista organizzativo poteva farsi. Almeno per evitare fastidiose strumentalizzazioni, visto che la catena Burger King è tra i simboli della globalizzazione. Un fenomeno lontano anni luce da quanto Bergoglio insegna sin dall’inizio del suo ministero.

Intanto dalla Bolivia arrivano chiarimenti sulla consegna del crocifisso su falce e martello. Il dono non voleva essere un’apologia del comunismo ma si trattava di una riproduzione di quello che teneva accanto al proprio letto Luis Espinal, sacerdote spagnolo gesuita (come Bergoglio), poeta e regista torturato ed ucciso in Bolivia dai paramilitari nel 1980. Morales ha consegnato una riproduzione realizzata dal sacerdote (gesuita anche lui) Xavier Albo. Ma chi era Espinal? E qual e’ il significato di un crocefisso così particolare? ?Luis Espinal sostituì la croce con la falce e il martello per rappresentare la presenza del cristianesimo nelle lotte sociali per l’emancipazione dei diseredati?, ha scritto in un editoriale il settimanale Acquì (fondato proprio da Espinal) qualche mese fa. Espinal, oltre che un prete era infatti un appassionatissimo giornalista. Per lui il giornalismo doveva essere un luogo di incontro fra religiosi, cattolici e altri cristiani, laici e marxisti, impegnati in un giornalismo del popolo, con il popolo e per il popolo.

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