Senza gioia restiamo paralizzati, schiavi delle nostre tristezze” e anche “la fede vacilla“. Lo ha ricordato Papa Francesco durante l'omelia della messa nella cattedrale di San Giuseppe, a Bucarest.
La fede
Il Pontefice si è rivolto ai circa 1.200 fedeli che gremivano la chiesa, cui vanno aggiunti i 25mila assiepati all'esterno per ascoltare le sue parole nel primo giorno del viaggio apostolico in Romania. “Spesso il problema della fede – ha argomentato – non è tanto la mancanza di mezzi e di strutture, di quantità, nemmeno la presenza di chi non ci accetta; il problema della fede è la mancanza di gioia. La fede vacilla quando ci si barcamena nella tristezza e nello scoraggiamento. Quando viviamo nella sfiducia, chiusi in noi stessi, contraddiciamo la fede, perché anziché sentirci figli per i quali Dio fa grandi cose, rimpiccioliamo tutto alla misura dei nostri problemi e ci dimentichiamo che non siamo orfani: abbiamo un Padre in mezzo a noi, salvatore potente”.
Non chiudersi
Durante l'omelia, il Pontefice ha parlato anche della “cultura dell'incontro” nella quale “nessuno è scartato né etichettato, al contrario, dove tutti sono ricercati, perché necessari, per far trasparire il Volto del Signore“. Quando questo succede, ha spiegato, “Dio arriva e compie prodigi nel suo popolo. Perché è lo Spirito Santo colui che ci incoraggia a uscire da noi stessi, dalle nostre chiusure e dai nostri particolarismi, per insegnarci a guardare oltre le apparenze e regalarci la possibilità di dire bene degli altri – 'benedirli' – specialmente di tanti nostri fratelli che sono rimasti esposti alle intemperie, privati forse non solo di un tetto o di un po' di pane, ma dell'amicizia e del calore di una comunità che li abbracci, che li protegga e che li accolga”. La cultura dell'incontro, ha sottolineato ancora il Papa, “spinge noi cristiani a sperimentare il miracolo della maternità della Chiesa che cerca, difende e unisce i suoi figli”.
Il ruolo delle donne
Il Papa torna è tornato poi a evidenziare l'importanza delle donne. “Contemplare Maria ci permette di rivolgere lo sguardo a tante donne, madri e nonne di queste terre che, con sacrificio e nascondimento, abnegazione e impegno, plasmano il presente e tessono i sogni del domani – ha affermato -. Donazione silenziosa, tenace e inosservata, che non teme di 'rimboccarsi le maniche' e caricarsi le difficoltà sulle spalle per portare avanti la vita dei propri figli e dell'intera famiglia sperando 'contro ogni speranza'”.