“Chi non conosce le carezze del Signore non conosce la dottrina cristiana! Chi non si lascia carezzare dal Signore è perduto!”. E’ quanto ha detto Papa Francesco nell’omelia della messa mattutina celebrata a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha inoltre sottolineato che è proprio questo il “lieto annuncio, questa è la sincera esultanza che noi oggi vogliamo. Questa è la gioia, questa è la consolazione che cerchiamo: che venga il Signore con la sua potenza, che sono le carezze, a trovarci, a salvarci, come la pecora smarrita e a portarci nel gregge della sua Chiesa”.
Poi, il Pontefice ha commentato il brano del Vangelo dove si parla della pecora smarrita e del pastore che lascia il gregge per andare a cercarla. “La figura che più mi fa capire l’atteggiamento del Signore con la pecora smarrita – confessa il Papa – è l’atteggiamento del Signore con Giuda”.
“La pecora smarrita più perfetta nel Vangelo è Giuda: un uomo che sempre, sempre aveva qualcosa di amarezza nel cuore, qualcosa da criticare degli altri, sempre in distacco. Non sapeva la dolcezza della gratuità di vivere con tutti gli altri. E sempre, siccome non era soddisfatta questa pecora, Giuda non era un uomo soddisfatto, scappava. Scappava perché era ladro, andava per quella parte, lui. Altri sono lussuriosi, altri… Ma sempre scappano perché c’è quel buio nel cuore che li distacca dal gregge – ha detto il Pontefice -. E’ quella doppia vita, quella doppia vita di tanti cristiani, anche, con dolore, possiamo dire, preti, vescovi… E Giuda era vescovo, era uno dei primi vescovi, eh? La pecora smarrita. Poveretto! Poveretto questo fratello Giuda come lo chiamava don Mazzolari, in quel sermone tanto bello: ‘Fratello Giuda, cosa succede nel tuo cuore?’. Noi dobbiamo capire le pecore smarrite. Anche noi abbiamo sempre qualcosina, piccolina o non tanto piccolina, delle pecore smarrite”. E’ Giuda, il discepolo che tradì Gesù, “l’icona della pecora smarrita” che il pastore va a cercare. Giuda “alla fine quando ha visto quello che la propria doppia vita ha fatto nella comunità, il male che ha seminato, col suo buio interiore, che lo portava a scappare sempre, cercando luci che non erano la luce del Signore ma luci come addobbi di Natale”, “luci artificiali”, “si è disperato”.
“C’è una parola nella Bibbia – il Signore è buono, anche per queste pecore, non smette mai di cercarle – c’è una parola che dice che Giuda si è impiccato, impiccato e ‘pentito’. Io credo che il Signore – ha proseguito il Papa, secondo quanto riferisce Radio Vaticana – prenderà quella parola e la porterà con sé, non so, può darsi, ma quella parola ci fa dubitare. Ma quella parola cosa significa? Che fino alla fine l’amore di Dio lavorava in quell’anima, fino al momento della disperazione. E questo è l’atteggiamento del buon pastore con le pecore smarrite. Questo è l’annuncio, il lieto annuncio che ci porta il Natale e che ci chiede questa sincera esultanza che cambia il cuore, che ci porta a lasciarci consolare dal Signore e non dalle consolazioni che noi andiamo a cercare per sfogarci, per fuggire dalla realtà, fuggire dalla tortura interiore, dalla divisione interiore”.