Dante Alighieri è “profeta di speranza, annunciatore della possibilità del riscatto, della liberazione, del cambiamento profondo di ogni uomo e donna, di tutta l’umanità”. Sono le parole di Papa Francesco nel messaggio di saluto affidato al cardinale Gianfranco Ravasi per la cerimonia di apertura dei 750 anni dalla nascita del grande poeta toscano, in corso al Senato alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del presidente del Senato Pietro Grasso. Il Pontefice ha ricordato che nella sua prima enciclica, la Lumen Fidei, ha scelto “di attingere a quell’immenso patrimonio di immagini, di simboli, di valori costituito dall’opera dantesca” per descrivere la fede: “favilla, che si dilata in fiamma poi vivace e come stella in cielo in me scintilla”.
La Commedia, ha poi osservato, può essere letta “come un grande itinerario, anzi come un vero pellegrinaggio, sia personale e interiore, sia comunitario, ecclesiale, sociale e storico”. “Essa rappresenta – ha aggiunto – il paradigma di ogni autentico viaggio in cui l’umanità è chiamata a lasciare quella che Dante definisce ‘l’aiuola che ci fa tanto feroci’ per giungere a una nuova condizione, segnata dall’armonia, dalla pace, dalla felicità. È questo l’orizzonte di ogni autentico umanesimo”.
Secondo il vescovo di Roma Dante ci invita “a ritrovare il senso perduto o offuscato del nostro percorso umano e a sperare di rivedere l’orizzonte luminoso in cui brilla in pienezza la dignità della persona umana”. Il Papa ha concluso sottolineando che, con l’ausilio del “sommo poeta”, “potremo arricchirci della sua esperienza per attraversare le tante selve oscure ancora disseminate nella nostra terra e compiere felicemente il nostro pellegrinaggio nella storia, per giungere alla méta sognata e desiderata da ogni uomo: ‘l’amor che move il sole e l’altre stelle’”.