“Un processo di crescita e soprattutto di conversione”. Con queste due parole Papa Francesco ha sintetizzato il suo programma di rinnovo in occasione dell’incontro odierno nella Sala Clementina, in Vaticano, con i membri della Curia Romana per i tradizionali auguri natalizi.
Nel suo discorso, il Pontefice indica alcuni criteri guida, a partire dal duplice significato della ri-forma: “Anzitutto – incalza – renderla con-forme alla Buona Novella che deve essere proclamata gioiosamente e coraggiosamente a tutti, specialmente ai poveri, agli ultimi e agli scartati; con-forme ai segni del nostro tempo e a tutto ciò che di buono l’uomo ha raggiunto, per meglio andare incontro alle esigenze degli uomini e delle donne che siamo chiamati a servire ; al tempo stesso si tratta di rendere la Curia più con-forme al suo fine, che è quello di collaborare al ministero proprio del Successore di Pietro”.
Essendo la riforma un processo di conversione, ha spiegato Francesco, “non ha un fine estetico, quasi si voglia rendere più bella la Curia; né può essere intesa come una sorta di lifting, di maquillage oppure di trucco per abbellire l’anziano corpo curiale, e nemmeno come una operazione di chirurgia plastica per togliere le rughe. Cari fratelli, non sono le rughe che nella Chiesa si devono temere, ma le macchie! In questa prospettiva, occorre rilevare che la riforma sarà efficace solo e unicamente se si attua con uomini ‘rinnovati’ e non semplicemente con ‘nuovi’ uomini”.
“Non basta – incalza – accontentarsi di cambiare il personale, ma occorre portare i membri della Curia a rinnovarsi spiritualmente, umanamente e professionalmente. La riforma della Curia non si attua in nessun modo con il cambiamento delle persone – che senz’altro avviene e avverrà – ma con la conversione nelle persone. In realtà, non basta una formazione permanente, occorre anche e soprattutto una conversione e una purificazione permanente. Senza un mutamento di mentalità lo sforzo funzionale risulterebbe vano. Senza un mutamento di mentalità lo sforzo funzionale risulterebbe vano”.
Il Papa fa poi un lungo excursus sulle diverse forme di resistenze alla riforma, divise in “resistenze aperte, che nascono spesso dalla buona volontà e dal dialogo sincero” e “resistenze nascoste, che nascono dai cuori impauriti o impietriti che si alimentano dalle parole vuote del ‘gattopardismo’ spirituale di chi a parole si dice pronto al cambiamento, ma vuole che tutto resti come prima”. “Esistono anche le resistenze malevole – aggiunge – che germogliano in menti distorte e si presentano quando il demonio ispira intenzioni cattive (spesso ‘in veste di agnelli’)”.
Questo tipo di resistenza – spiega – “si nasconde dietro le parole giustificatrici e, in tanti casi, accusatorie, rifugiandosi nelle tradizioni, nelle apparenze, nelle formalità, nel conosciuto, oppure nel voler portare tutto sul personale senza distinguere tra l’atto, l’attore e l’azione. L’assenza di reazione è segno di morte! Quindi le resistenze buone – e perfino quelle meno buone – sono necessarie e meritano di essere ascoltate, accolte e incoraggiate a esprimersi perché è un segno che il corpo è vivo”.
“La riforma della Curia è un delicato processo che deve essere vissuto con fedeltà all’essenziale – prosegue – con continuo discernimento, con evangelico coraggio, con ecclesiale saggezza, con attento ascolto, con tenace azione, con positivo silenzio, con ferme decisioni, con tanta preghiera – con tanta preghiera! – con profonda umiltà, con chiara lungimiranza, con concreti passi in avanti e – quando risulta necessario – anche con passi indietro, con determinata volontà, con vivace vitalità, con responsabile potestà, con incondizionata obbedienza; ma in primo luogo con l’abbandonarci alla sicura guida dello Spirito Santo, confidando nel Suo necessario sostegno”.
Secondo Papa Francesco, sono 12 i criteri guida della riforma: individualità; pastoralità; missionarietà; razionalità; funzionalità; modernità; sobrietà; sussidiarietà; sinodalità; cattolicità; professionalità; gradualità.
Riportiamo qui di seguito il discorso papale, come riportato da Asia News, diviso per argomento:
1- Individualità (Conversione personale)
Torno a ribadire l’importanza della conversione individuale senza la quale saranno inutili tutti i cambiamenti nelle strutture. La vera anima della riforma sono gli uomini che ne fanno parte e la rendono possibile. Infatti, la conversione personale supporta e rafforza quella comunitaria.
Esiste un forte legame di interscambio tra l’atteggiamento personale e quello comunitario. Una sola persona può portare tanto bene a tutto il corpo o potrebbe danneggiarlo e farlo ammalare. E un corpo sano è quello che sa recuperare, accogliere, fortificare, curare e santificare le proprie membra.
2- Pastoralità (Conversione pastorale)
Richiamando l’immagine del pastore ed essendo la Curia una comunità di servizio, “fa bene anche a noi, chiamati ad essere Pastori nella Chiesa, lasciare che il volto di Dio Buon Pastore ci illumini, ci purifichi, ci trasformi e ci restituisca pienamente rinnovati alla nostra missione. Che anche nei nostri ambienti di lavoro possiamo sentire, coltivare e praticare un forte senso pastorale, anzitutto verso le persone che incontriamo tutti i giorni. Che nessuno si senta trascurato o maltrattato, ma ognuno possa sperimentare, prima di tutto qui, la cura premurosa del Buon Pastore”.
L’impegno di tutto il personale della Curia deve essere animato da una pastoralità e da una spiritualità di servizio e di comunione, poiché questo è l’antidoto contro tutti i veleni della vana ambizione e dell’illusoria rivalità. In questo senso il beato Paolo VI ammonì: “Non sia pertanto la Curia Romana una burocrazia, come a torto qualcuno la giudica, pretenziosa ed apatica, solo canonistica e ritualistica, una palestra di nascoste ambizioni e di sordi antagonismi, come altri la accusano; ma sia una vera comunità di fede e di carità, di preghiera e di azione; di fratelli e di figli del Papa, che tutto fanno, ciascuno con rispetto all’altrui competenza e con senso di collaborazione, per servirlo nel suo servizio ai fratelli ed ai figli della Chiesa universale e della terra intera”.
3- Missionarietà (Cristocentrismo)
È il fine principale di ogni servizio ecclesiastico ossia quello di portare il lieto annuncio a tutti i confini della terra, come ci ricorda il magistero conciliare, perché “ci sono strutture ecclesiali che possono arrivare a condizionare un dinamismo evangelizzatore; ugualmente, le buone strutture servono quando c’è una vita che le anima, le sostiene e le giudica. Senza vita nuova e autentico spirito evangelico, senza fedeltà della Chiesa alla propria vocazione, qualsiasi nuova struttura si corrompe in poco tempo”.
4- Razionalità
Sulla base del principio che tutti i Dicasteri sono giuridicamente pari tra loro, risultava necessaria una razionalizzazione degli organismi della Curia Romana, per evidenziare che ogni Dicastero ha competenze proprie. Tali competenze devono essere rispettate ma anche distribuite con razionalità, con efficacia ed efficienza. Nessun Dicastero, dunque, può attribuirsi la competenza di un altro Dicastero, secondo quanto fissato dal diritto, e d’altra parte tutti i Dicasteri fanno riferimento diretto al Papa.
5- Funzionalità
L’eventuale accorpamento di due o più Dicasteri competenti su materie affini o in stretta relazione in un unico Dicastero serve per un verso a dare al medesimo Dicastero una rilevanza maggiore (anche esterna); per altro verso la contiguità e l’interazione di singole realtà all’interno di un unico Dicastero aiuta ad avere una maggiore funzionalità (ne sono esempio i due attuali nuovi Dicasteri di recente istituzione).
La funzionalità richiede anche la revisione continua dei ruoli e dell’attinenza delle competenze e delle responsabilità del personale e conseguentemente l’effettuazione di spostamenti, di assunzioni, di interruzioni e anche di promozioni.
6- Modernità (Aggiornamento)
Ossia la capacità di leggere e di ascoltare i ‘segni dei tempi’. In questo senso, “provvediamo sollecitamente a che i Dicasteri della Curia Romana siano conformati alle situazioni del nostro tempo e si adattino alle necessità della Chiesa universale”. Ciò era richiesto dal Concilio Vaticano II: “I Dicasteri della Curia Romana siano organizzati in modo conforme alle necessità dei tempi, dei paesi e dei riti, specialmente per quanto riguarda il loro numero, il loro nome, le loro competenze, i loro metodi di lavoro ed il coordinamento delle loro attività”.
7- Sobrietà
In questa prospettiva sono necessari una semplificazione e uno snellimento della Curia: accorpamento o fusione di Dicasteri secondo materie di competenza e semplificazione interna di singoli Dicasteri; eventuali soppressioni di Uffici che non risultano più rispondenti alle necessità contingenti. Inserimento nei Dicasteri o riduzione delle commissioni, accademie, comitati ecc., tutto in vista della indispensabile sobrietà necessaria per una corretta e autentica testimonianza.
8- Sussidiarietà
Riordinamento di competenze specifiche dei diversi Dicasteri, spostandole, se necessario, da un Dicastero ad un altro, per raggiungere l’autonomia, il coordinamento e la sussidiarietà nelle competenze e l’interconnessione nel servizio.
In questo senso, risulta anche necessario il rispetto dei principi della sussidiarietà e della razionalizzazione nel rapporto con la Segreteria di Stato e all’interno della stessa – tra le sue diverse competenze – affinché nell’adempimento delle proprie mansioni essa sia l’aiuto diretto e più immediato del Papa. Ciò anche per un migliore coordinamento dei vari settori dei Dicasteri e degli Uffici della Curia. La Segreteria di Stato potrà espletare questa sua importante funzione proprio nella realizzazione dell’unità, dell’interdipendenza e del coordinamento delle sue sezioni e dei suoi diversi settori.
9- Sinodalità
Il lavoro della Curia dev’essere sinodale: abituali le riunioni dei Capi Dicastero, presiedute dal Romano Pontefice; regolari udienze ‘di tabella’ dei Capi Dicastero; consuete riunioni interdicasteriali. La riduzione del numero dei Dicasteri permetterà incontri più frequenti e sistematici dei singoli Prefetti con il Papa ed efficaci riunioni dei Capi dei Dicasteri, visto che non possono essere tali quelle di un gruppo troppo numeroso.
La sinodalità dev’essere vissuta anche all’interno di ogni Dicastero, dando particolare rilevanza al Congresso e maggiore frequenza almeno alla Sessione ordinaria. All’interno di ogni Dicastero è da evitare la frammentazione che può essere determinata da vari fattori, come il moltiplicarsi di settori specializzati, i quali possono tendere ad essere autoreferenziali. Il coordinamento tra di essi dovrebbe essere compito del Segretario o del Sotto-Segretario.
10- Cattolicità
Tra i collaboratori, oltre ai sacerdoti e consacrati/e, la Curia deve rispecchiare la cattolicità della Chiesa con l’assunzione di personale proveniente da tutto il mondo, di diaconi permanenti e fedeli laici e laiche, la cui scelta dev’essere attentamente effettuata sulla base della loro ineccepibile vita spirituale e morale e della loro competenza professionale. È opportuno prevedere l’accesso a un numero maggiore di fedeli laici specialmente in quei Dicasteri dove possono essere più competenti dei chierici o dei consacrati. Di grande importanza è inoltre la valorizzazione del ruolo della donna e dei laici nella vita della Chiesa e la loro integrazione nei ruoli-guida dei Dicasteri, con una particolare attenzione alla multiculturalità.
11- Professionalità
È indispensabile che ogni Dicastero adotti una politica di formazione permanente del personale, per evitare l’’arrugginirsi’ e il cadere nella routine del funzionalismo. Dall’altra parte, è indispensabile l’archiviazione definitiva della pratica del promoveatur ut amoveatur.
12-Gradualità (discernimento)
La gradualità è il frutto dell’indispensabile discernimento che implica processo storico, scansione di tempi e di tappe, verifica, correzioni, sperimentazione, approvazioni ad experimentum. Dunque, in questi casi non si tratta di indecisione ma della flessibilità necessaria per poter raggiungere una vera riforma.
I documenti prodotti: a questo punto il Papa elenca alcuni passi realizzati dalla riforma, dalla creazione del Consiglio di cardinali nell’aprile 2013, alla costituzione dei vari organismi per la trasparenza finanziaria e la prevenzione e il contrasto del riciclaggio, dalla istituzione della Commissione per la Tutela dei minori alla creazione della Segreteria per la Comunicazione e del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e di quello per il Servizio dello sviluppo umano integrale fino alla riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio. Li riportiamo per esteso:
– Il 13 aprile 2013 è stato annunciato il Consiglio dei Cardinali (Consilium Cardinalium Summo Pontifici) – il cosiddetto C8 diventato C9 a partire dal 1° luglio 2014 – primariamente per consigliare il Papa nel governo della Chiesa universale e sui altri temi relativi32, e anche con il compito specifico di proporre la revisione della Costituzione Apostolica Pastor Bonus33.
– Con il Chirografo del 24 giugno 2013 è stata eretta la Pontificia Commissione Referente sull’Istituto per le Opere di Religione, per conoscere in modo più approfondito la posizione giuridica dello Ior e permettere una sua migliore “armonizzazione” con “la missione universale della Sede Apostolica”. Il tutto per “consentire ai principi del Vangelo di permeare anche le attività di natura economica e finanziaria” e per raggiungere una completa e riconosciuta trasparenza nel suo operato.
– Con il Motu Proprio dell’11 luglio 2013 si è provveduto a delineare la giurisdizione degli organi giudiziari dello Stato della Città del Vaticano in materia penale.
– Con il Chirografo del 18 luglio 2013 si è istituita la Cosea (Pontificia commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione della struttura economico-amministrativa), con il compito di studiare, di analizzare e di raccogliere informazioni, in cooperazione con il Consiglio dei Cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede.
– Con il Motu Proprio dell’8 agosto 2013 è stato istituito il Comitato di Sicurezza Finanziaria della Santa Sede, per la prevenzione e il contrasto del riciclaggio, del finanziamento del terrorismo e della proliferazione di armi di distruzione di massa. Il tutto per portare lo Ior e tutto il sistema economico vaticano all’adottamento regolare e all’adempimento completo, con impegno e diligenza, di tutte le leggi standard internazionali sulla trasparenza finanziaria.
– Con il Motu Proprio del 15 novembre 2013 è stata consolidata l’Autorità di Informazione Finanziaria (Aif), istituita da Benedetto XVI con Motu Proprio del 30 dicembre 2010 per la prevenzione e il contrasto delle attività illegali in campo finanziario e monetario.
– Con il Motu Proprio del 24 febbraio 2014 (Fidelis dispensator et prudens) sono state erette la Segreteria per l’Economia e il Consiglio per l’Economia, in sostituzione del Consiglio dei 15 Cardinali, con il compito di armonizzare le politiche di controllo riguardo alla gestione economica della Santa Sede e della Città del Vaticano.
– Con lo stesso Motu proprio (Fidelis dispensator et prudens) del 24 febbraio 2014 è stato eretto l’Ufficio del Revisore Generale (Urg), quale nuovo ente della Santa Sede incaricato di compiere la revisione (audit) dei Dicasteri della Curia Romana, delle istituzioni collegate alla Santa Sede – o che fanno riferimento ad essa – e delle amministrazioni del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano 39.
– Con Chirografo del 22 marzo 2014 è stata istituita la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori per “promuovere la tutela della dignità dei minori e degli adulti vulnerabili, attraverso le forme e le modalità, consone alla natura della Chiesa, che si ritengano più opportune”.
– Con il Motu Proprio dell’8 luglio 2014 è stata trasferita la Sezione Ordinaria dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica alla Segreteria per l’Economia.
– Il 22 febbraio 2015 sono stati approvati gli Statuti dei nuovi Organismi Economici.
– Con il Motu Proprio del 27 giugno 2015 è stata eretta la Segreteria per la Comunicazione con il compito di “rispondere all’attuale contesto comunicativo, caratterizzato dalla presenza e dallo sviluppo dei media digitali, dai fattori della convergenza e dell’interattività” e anche di ristrutturare complessivamente, attraverso un processo di riorganizzazione e di accorpamento di “tutte le realtà che, in diversi modi, fino ad oggi, si sono occupate della comunicazione, al fine di rispondere sempre meglio alle esigenze della missione della Chiesa”.
– Il 6 settembre 2016 è stato promulgato lo Statuto della Segreteria per la Comunicazione, entrato in vigore lo scorso ottobre.
– Con i due Motu Proprio del 15 agosto 2015 si è provveduto alla riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio: Mitis et misericors Iesus, nel Codice dei Canoni delle Chiese Orientali; Mitis Iudex Dominus Iesus, nel Codice di Diritto Canonico.
– Con il Motu Proprio del 4 giugno 2016 (Come una madre amorevole) si è voluto prevenire alla negligenza dei Vescovi nell’esercizio del loro ufficio, in particolare relativamente ai casi di abusi sessuali compiuti su minori e adulti vulnerabili.
– Con il Motu Proprio del 15 agosto 2016 (Sedula Mater) è stato costituito il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, richiamando anzitutto la finalità pastorale generale del ministero petrino: “Ci adoperiamo prontamente a disporre ogni cosa perché le ricchezze di Cristo Gesù si riversino appropriatamente e con profusione tra i fedeli”.
– Con il Motu Proprio del 17 agosto 2016 (Humanam progressionem) è stato costituito il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, affinché lo sviluppo si attui “mediante la cura per i beni incommensurabili della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato”. In questo Dicastero confluiranno, dal 1°gennaio 2017, quattro Pontifici Consigli: Giustizia e Pace, Cor Unum, Pastorale dei migranti e Operatori sanitari. Mi occuperò direttamente ad tempus della sezione per la pastorale dei migranti di tale nuovo Dicastero.
– Il 18 ottobre 2016 è stato approvato lo Statuto della Pontificia Accademia per la Vita.
Al termine dell’incontro, il Pontefice ha presentato i propri auguri ai dipendenti ricordando che il Natale è la festa del Dio umile che si fa piccolo perché ha voluto essere amato. E’ il capovolgimento della logica mondana del potere. “Nel Natale – osserva Bergoglio – siamo chiamati a dire sì non al Dominatore dell’universo ma proprio a questo Dio che si è fatto il più debole perché nessuno avesse timore, perché ognuno possa avvicinarlo e sentirsi da lui pensato e amato”.
E conclude citando una preghiera natalizia di un monaco contemporaneo, padre Matta el Meskin: “Il mondo è stanco e sfinito perché fa a gara a chi è il più grande. C’è una concorrenza spietata tra governi, tra chiese, tra popoli, all’interno delle famiglie, tra una parrocchia e un’altra: chi è il più grande tra di noi? Il mondo è piagato da ferite dolorose perché il suo grande morbo è: chi è il più grande? Ma oggi abbiamo trovato in te il nostro unico medicamento, Figlio di Dio. Noi e il mondo tutto non troveremo né salvezza né pace, se non torniamo a incontrarti di nuovo nella mangiatoia di Betlemme. Amen”.
Come regalo natalizio per i membri della Curia Romana, il Pontefice ha scelto un volume di Claudio Acquaviva (1543-1615), preposito generale della Compagnia di Gesù, intitolato “Accorgimenti per curare le malattie dell’anima”, pubblicato in edizione italiana quest’anno dalla San Paolo Edizioni, a cura di padre Giuliano Raffo.