In tre giorni di camera ardente e per i funerali di questa mattina sono stati centinaia di migliaia i fedeli – da tutto il mondo e tutta Italia – che hanno reso omaggio a Benedetto XVI. Molti anche sacerdoti, parrocchie e vescovi. Tra loro monsignor Francesco Oliva, vescovo della Diocesi di Locri-Gerace, in Calabria, giunto a Roma per l’ultimo saluto a Papa Emerito. Lo ha voluto ricordare così.
“Avevo conoscenza del teologo Ratzinger dai suoi scritti. Già dagli anni di formazione teologica la sua fama di teologo che aveva partecipato al concilio Vaticano II mi aveva tanto interessato. Ho poi avuto modo di leggere alcuni suoi libri pubblicati al tempo in cui era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. E così successivamente ho letto con interesse tante omelie ed interventi su varie tematiche. I suoi scritti sono stati fonte di approfondimento teologico e di formazione pastorale. Tra le sue tante pubblicazioni ho letto il suo poderoso e complesso volume ‘Il Gesù di Nazareth’, che ha segnato un punto di arrivo della sua ricerca teologica sul Gesù storico”.
Lei è stato nominato vescovo da Papa Francesco quindi dopo la rinuncia di Benedetto XVI, ma in questi anni come Diocesi di Locri vi siete mai rapportati al Papa emerito?
“Da Papa emerito Benedetto XVI ha vissuto nel monastero ‘Mater Ecclesiae’ con l’umiltà dei grandi, con tanta riservatezza e discrezione. I suoi interventi all’esterno sono stati veramente rari, ma la sua vita nel silenzio e nella contemplazione erano una testimonianza più eloquente delle parole. Ci sono momenti nella vita di un pastore, in cui la Chiesa chiede il servizio del raccoglimento e della preghiera. Questo il Papa emerito l’ha svolto a lungo, segnando una svolta storica e l’indicazione di un percorso che aiuta a comprendere che l’esercizio del governo va sempre tenuto distinto dalla missione”.
Come ha vissuto il momento delle esequie? Che clima si respira tra i fedeli?
“Ho sentito anch’io come migliaia e migliaia di fedeli il bisogno di ringraziare il Signore per il Papa emerito e di esprimere i miei sentimenti di riconoscenza per la sua testimonianza, partecipando alle sue esequie, le prime presiedute da un Papa per il suo predecessore. Il Papa emerito da cardinale era già venuto nella mia diocesi di origine (di San Marco Argentano-Scalea, sempre in Calabria ndr) per ritirare un premio. Da Papa era ritornato nel 2011 in Calabria visitando tra l’altro la Certosa di Serra San Bruno fondata da un suo conterraneo. Ho avuto l’opportunità da amministratore diocesano di essere tra i concelebranti della messa celebrata a Lamezia con tutti vescovi della Calabria e di condividere il momento conviviale. La sua persona, le sue parole, i suoi tratti mi hanno sempre affascinato, esprimevano il carisma non comune di un uomo di Dio capace di indicare la via con parole suadenti e illuminanti”
Come Diocesi di Locri come avete appreso della morte di Benedetto XVI? C’è stata o ci sarà qualche celebrazione o iniziativa per ricordarlo?
“Eravamo tutti abituati a vedere il Papa emerito come un ‘tesoro nascosto’. Col tempo l’amore per lui non è venuto meno. Lo ricorderemo presto con una celebrazione diocesana, richiamandone il messaggio e gli insegnamenti. Il Papa emerito ci ha indicato l’urgenza di un percorso di dialogo col mondo della cultura, che non si ferma in superficie, che tenga presente il bisogno di conservare le proprie radici e di non perdere mai di vista la ricerca della verità che sta sempre oltre, che va ricercata ma non si lascia monopolizzare. La sua ricerca richiede sempre tanta umiltà. E facendo riferimento alla verità dell’essere Cristiano nella ‘Deus Caritas est’ Benedetto XVI scriveva: ‘All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona’, con la persona stessa di Gesù. Ci insegnava che La fede cristiana è questa relazione intima e personale con Lui”.