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Beati nove seminaristi uccisi nella guerra civile

Uccisi per la sola colpa di voler diventare sacerdoti. Questa la sorte toccata nel 1934 nelle Asturie, in una Spagna dilaniata dalla guerra civile, a nove giovani seminaristi: vittime dell'odio di anarchici e comunisti come tanti altri in quegli anni di furia anti-cattolica. Ora i nove giovani sono Beati. La cerimonia si è tenuta a Oviedo, con la partecipazione del card. Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Quella dei nove seminaristi – ha detto il porporato – è una scelta di fedeltà a Cristo “che deve essere d’insegnamento a tutti i sacerdoti a prendere sul serio la propria chiamata”. Il card. Becciu ha ricordato che le vittme in quanto religiosi, religiose o sacerdoti alla fine della guerra “saranno 6832″. “A questi si devono aggiungere tutte le vittime laiche, uccise solo perché professavano la religione cattolica”, ha aggiunto. “Mi sento piccolo davanti a queste figure – ha concluso il suo racconto il cardinale Becciu – il loro è un invito rivolto a me e a tutti i sacerdoti a vivere con pienezza e serietà la nostra vocazione”.

Le storie

La Radio Vaticana ricorda brevemente la biografia dei nove martiri diventati Beati. Angel Cuartas Cristóbal è uno dei tanti seminaristi che finite le vacanze in famiglia dovrebbe tornare nel seminario maggiore di Oviedo, dove studia e dove qualche mese prima era stato ordinato suddiacono. Ottavo di 9 figli, è l’orgoglio della sua famiglia, quella stessa famiglia che gli consiglia di non tornare a Oviedo. Stanno accadendo cose brutte. Lui, però, non obbedisce: sa che il Signore lo vuole lì, a fare il suo dovere, fosse anche quello di essere ucciso “in odium fidei”, come i 5 compagni che come lui avevano deciso di rientrare. Ecco chi erano questi giovanissimi martiri: Mariano Suárez Fernández, deciso a continuare gli studi perché quell’anno deve prendere i voti; Jesús Prieto López, di famiglia talmente povera che i suoi studi erano stati pagati dal parroco; César Gonzalo Zurro Fanjul, che muore urlando “Viva Cristo Re! Viva la Spagna cattolica!”; José María Fernández Martínez, orfano di madre e figlio di un minatore; Juan José Castaňon Fernández, il più piccolo del gruppo: ha appena 18 anni. Il più grande tra loro solo 24. E poi ci sono gli altri tre martiri beatificati oggi: Manuel Olay Colunga, già scampato alla morte nelle Asturie due anni prima, riuscirà a nascondersi per un anno prima di essere trovato e ucciso; Sixto Alonso Hevia, arrestato assieme al padre, fervente cattolico, e con lui detenuto a lungo nella parrocchia del paese, adibita a carcere, prima di essere martirizzato nel 1937; infine Luigi Prado García, che aveva fatto anche il servizio militare, assassinato sulla spiaggia di Gijon.

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