C'è il dovere evangelico ed umano di accogliere chi è in difficoltà, ma c'è anche il dovere di chi viene accolto di rispettare tradizioni, costumi, fedi di coloro che lo accolgono”. Lo ha ricordato il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, nel messaggio di saluto inviato ai convegnisti riuniti a Napoli, alla presenza di Papa Francesco, per un confronto su “La teologia dopo Veritas Gaudium“.
Le paure
Per Bartolomeo “è quindi necessario esaminare con cura il modo di accogliere, il perché accogliere, ma soprattutto il come accogliere, nel rispetto delle popolazioni locali“. Il patriarca ortodosso ha anche sottolineato che “il grande pericolo che oggi attraversa il concetto di accoglienza è che non più percepito dai popoli cristiani come dettame evangelico ed esempio della fratellanza umana, ma come una 'invasione' di popoli su altri popoli. Questo sentimento deve essere fortemente evitato oggi, anche dalle nostre Chiese, affinché non si realizzi il binomio accoglienza-invasione”.
L'accoglienza
L’accoglienza, ha aggiunto, “non può pertanto limitarsi ad una opera di assistenza, ma deve guardare al tema della verità e della giustizia, per comprendere le cause, curarne gli effetti e testimoniare con forza il pericolo di vecchie e nuove schiavitù dell’essere umano, celate molte volte sotto forme di un acceso buonismo, di subdoli concetti di libertà illimitate, le cui conseguenze stanno affiorando prepotentemente all'interno di molti popoli, anche cristiani”.
Integrazione e giustizia
“L’accoglienza – ha rimarcato – deve diventare principalmente integrazione, ma mai sincretismo. Se vi è la necessità di una giustizia mondiale per molti popoli in movimento, vi è anche la giustizia dei popoli che aprono i propri confini”.