Una folla immensa ha partecipato alla S. Messa per la pace celebrata nella Sagrada Familia dall’arcivescovo di Barcellona, il cardinale Joan Josep Omella e dal vescovo ausiliare mons. Sebastià Taltavull. Al rito, celebrato in cinque lingue per rendere omaggio alle vittime degli attacchi terroristici sulle Ramblas e a Cambrils, erano presenti re Felipe con la moglie Letizia, il capo del governo Rajoy e il presidente della Generalitat catalana Puigdemont, le sindache di Barcellona, Ada Colau, e di Cambrils, Camì Mendoza, il premier portoghese Costa. La chiesa era l’obiettivo originario della cellula terroristica.
L’omelia del cardinale
Nella sua omelia il cardinale Omella, oltre a ringraziare le forze dell’ordine, gli operatori sanitari e quanti, semplici cittadini, si sono prodigati per offrire aiuto e solidarietà con grande generosità, ha elevato la sua preghiera perché “Il Signore curi chi è stato ferito e lacerato” dagli attentati e conceda “di vivere in pace e concordia” perché “la pace è la miglior amica della nostra vita” e di “essere costruttori, artigiani della pace, tutti uniti. E’ bello vedere che sono qui riuniti intorno all’altare le autorità supreme dello Stato, quelle locali, esponenti delle istituzioni, delle varie confessioni, uomini e donne di ogni condizione sociale. E’ il bel mosaico su cui si costruisce ogni società” che deve avere come obiettivo comune “la pace, il rispetto, la convivenza fraterna, l’amore solidale” perché la “divisione ci corrode e distrugge“. Il cardinale ha invitato a “mettere nei nostri cuori e nelle nostre mani i nomi delle vittime, dei paesi in guerra” chiedendo a Dio che la “pace regni nel mondo e nei nostri cuori” che aiuti a “lavorare per costruire una società in pace e libertà”.
Gli spagnoli non hanno paura
Il vescovo Taltavull nel cominciare la Messa ha ricordato che “sono stati giorni di molte lacrime e molta umanità” e che il popolo spagnolo “non ha paura e vuole il dono della pace”.
Caccia all’ultimo terrorista
Sul fronte delle indagini, decine e decine di posti di blocco sono stati innalzati nel nord-est della Catalogna, in una gigantesca caccia all’uomo per rintracciare Younes Abouyaaquou, il marocchino di 22 anni, sospettato di essere il guidatore del furgone killer che giovedì scorso è piombato sulle Ramblas, uccidendo 14 persone e ferendone oltre 120. Le ricerche si concentrano attorno alle cittadine di Ripoll, da cui provenivano i membri della cellula terroristica, e di Manlleu.