Rifugiati in Bangladesh, la Chiesa si mobilita contro tutte le persecuzioni religiose

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Stop alle persecuzioni religiose in Bangladesh. “Apriamo i nostri cuori alle persone che hanno bisogno del nostro sostegno. Per garantire la loro esistenza in questo mondo”, afferma all’agenzia missionaria vaticana Fides il cardinale Patrick D’Rozario. Il porporato ha visitato nei giorni scorsi il più grande campo profughi del mondo a Cox’s Bazar. Dove vivono 1,1 milioni di Rohingya. Prosegue il cardinale: “Siamo accanto a loro. Chiediamo solidarietà alle persone di altre nazioni. Quando sono arrivato qui per la prima volta, tutti erano tristi. Non si avvicinavano nemmeno chiamandoli. Ora vedo campi ben organizzati. E stanno vivendo in modo umano”.

Sos Bangladesh

Racconta monsignor Patrick D’Rozario: “I Rohingya riescono a soddisfare alcune necessità di base della loro vita. E dispongono di rifugi dignitosi. E’ un passo avanti. Ho parlato del ruolo della Caritas. La dedizione. L’assistenza. Una buona pianificazione degli aiuti. Tutto ciò ha davvero dato all’ambiente un volto umano”. Naturalmente l’auspicio è che i Rohingya possano tornare nella loro terra natale. In Myanmar: “Ma questa non è semplicemente una decisione bilaterale. Tra Myanmar e Bangladesh. La comunità internazionale si sta impegnando per questo. Ed è coinvolta”.

Assistenza

Caritas Bangladesh opera in Cox’s Bazar accanto all’UNHCR. L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Mettendo a disposizione un centro comunitario e 175 rifugi per i residenti del campo. Diversi programmi di assistenza sociale promossi da Caritas Bangladesh stanno aiutando i rifugiati Rohingya. Nella promozione umana. Per favorire condizioni di vita dignitose.

Gianluca Franco: