Nel libro si racconta l’azione della diocesi di Rieti in soccorso dei terremotati. Ma anche l’attenzione costante della Chiesa universale. Dallo sguardo caloroso e concreto di Papa Francesco. Alla colletta nazionale promossa dalla Chiesa italiana. Fino ai ripetuti momenti di interesse da parte della Cei. Il volume illustrato di 164 pagine sarà presentato da monsignor Domenico Pompili in alcuni appuntamenti sul territorio. Il 22 luglio alle 18 il libro sarà presentato ad Amatrice. Alla presenza del commissario alla Ricostruzione, Giovanni Legnini. Sarà quindi la volta di Accumoli (29 luglio ore 21). Cittareale (7 agosto ore 19). Posta (11 agosto ore 19). Borbona (12 agosto ore 18). Leonessa (13 agosto ore 19). Terminillo (25 agosto ore 16.30).
Azione e impegno
“Andare oltre. L’azione della Chiesa nei luoghi del terremoto”. E’ questo il titolo del libro-documento. Con con cui la diocesi di Rieti ha realizzato racconta il proprio impegno. Nell’area del sisma a partire dalle scosse del 24 agosto 2016. Non si tratta di un semplice elenco su “cosa”. “Come”. “Quando”. E “quanto’ fatto. Il testo guarda al perché. Per far emergere il senso ultimo di un’azione ininterrotta. Di come sia possibile essere “prossimi”. Non solo nell’immediato. Ma anche nel medio e lungo periodo.
Ascoltare e intervenire
Il libro si apre con una prefazione del commissario alla Ricostruzione, Giovanni Legnini. Ed è strutturato in tre parti. “Ascoltare, intervenire e contemplare”. Con una nota del vescovo Domenico Pompili. Si parte dalle prime fasi dell’emergenza. Durante le quali gli aiuti hanno viaggiato sulle gambe di sacerdoti, suore e frati. Che insieme a volontari e professionisti si sono mobilitati a ogni livello. Per stare accanto alle persone e rispondere alle necessità. Poi un’azione più ragionata di sostegno a chi era nel bisogno. Di qui il ruolo della Caritas nella nascita di una vera e propria impresa sociale. Uno snodo per garantire aiuti a persone e imprese e servizi di pubblica utilità. Tutto senza mai dimenticare l’attenzione ai beni culturali. Per proteggere la bellezza del territorio. E proporla come antidoto alla tristezza. E allo scoramento.