Nel giorno del ricordo di Elio Toaff, presidente emerito della ComunitĆ Ebraica romana scomparso ieri, e nel 70esimo anniversario della liberazione del campo di Auschwitz il Pontefice ĆØ tornato a riflettere sul tema dell’antisemitismo. Un sentimento mai sopito in Europa che in questo periodo sembra tornato pericolosamente di moda. “Preoccupano attualmente in Europa le tendenze antisemite e alcuni atti di odio e di violenza – ha detto il Papa alla delegazione della Conference of European Rabbis – . Ogni cristiano non puĆ² che essere fermo nel deplorare ogni forma di antisemitismo, manifestando al popolo ebraico la propria solidarietĆ . Ć stato commemorato recentemente il 70esimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, che ha visto il consumarsi della grande tragedia della Shoah. La memoria di quanto accaduto, nel cuore dell’Europa, serva da monito alla presente e alle future generazioni. Vanno altresƬ condannate dappertutto le manifestazioni di odio e di violenza contro i cristiani e contro i fedeli di altre religioni”. A proposito di Toaff Francesco ha espresso il “ricordo riconoscente di quest’uomo di pace e di dialogo, che accolse il Papa Giovanni Paolo II nella storica visita al Tempio Maggiore”.
I rapporti fra Chiesa Cattolica e Ā ComunitĆ ebraiche, ha proseguito Bergoglio, sono ripresi daĀ ormai da quasi mezzo secolo in maniera sistematica. Il prossimo 28 ottobre celebreremo il cinquantesimo anniversario della Dichiarazione conciliare Nostra aetate, che rappresenta tuttora il punto di riferimento di ogni nostro sforzo in questa direzione. Con gratitudine al Signore, ripensiamo a questi anni rallegrandoci per i progressi fatti e per l’amicizia che, nel frattempo, ĆØ andata crescendo tra di noi”.
In Europa, secondo il Pontefice, “ĆØ quanto mai importante dare rilievo alla dimensione spirituale e religiosa della vita umana. In una societĆ sempre piĆ¹ segnata dal secolarismo e minacciata dall’ateismo, si corre il rischio di vivere come se Dio non esistesse. L’uomo ĆØ spesso tentato di mettersi al posto di Dio, di considerarsi il criterio di tutto, di pensare di poter controllare ogni cosa, di sentirsi autorizzato ad usare tutto ciĆ² che lo circonda secondo il proprio arbitrio. Ć tanto importante, invece, ricordarsi che la nostra vita ĆØ dono di Dio, e che a Dio dobbiamo affidarci, in Lui confidare, a Lui rivolgerci sempre. Ebrei e cristiani hanno il dono e la responsabilitĆ di contribuire a mantenere vivo il senso religioso degli uomini di oggi e della nostra societĆ , testimoniando la santitĆ di Dio e quella della vita umana: Dio ĆØ santo, e santa e inviolabile ĆØ la vita da lui donata”