Il 13 dicembre del 1294 Celestino V fece il “gran rifiuto” di cui parlò Dante Alighieri nella sua Divina Commedia. Ma Pietro da Morrone non è l'unico Pontefice ad aver legato il suo nome a questo giorno. Infatti, esattamente 49 anni Jorge Mario Bergoglio diventava sacerdote, entrando nella Compagnia di Gesù.
Quel giorno di 49 anni fa
L'ordinazione sacerdotale di Papa Francesco avvenne solamente tre giorni prima di compiere il suo 33esimo compleanno. Nella chiesa del Colegio Máximo de San José a Buenos Aires accorse tutta la sua famiglia, tranne il padre Mario José Francisco che era morto nel 1961. Nonna Rosa, emigrante piemontese che gli insegnò a recitare il rosario, si emozionò profondamente quando l'arcivescovo emerito di Córdoba, Ramón José Castellano impose le mani sulla testa di suo nipote. Papa Francesco ancora oggi conserva una lettera che sua nonna, piena d'orgoglio per quell'ordinazione, gli scrisse quasi mezzo secolo fa: “In questo giorno meraviglioso, in cui d'ora in poi potrai tenere tra le tue mani consacrate il Cristo Salvatore e nel quale ti si apre il cammino privilegiato verso l'apostolato più profondo, ti lascio questo modesto dono, di poco valore materiale ma di altissimo valore spirituale. Desidero che i miei nipoti abbiano una vita lunga e felice. Se un giorno il dolore, la malattia o la perdita di una persona cara li riempirà di sconforto ricordino che un sospiro verso il Tabernacolo, dove giace il martire più grande e augusto e uno sguardo a Maria ai piedi della croce saranno una goccia di balsamo sulle ferite più profonde e dolorose”.
Fare il prete
Nel corso di un colloquio con la giornalista argentina Olga Wornat, Papa Francesco ha confessato: “Ciò che mi piace di più è essere prete” e per questo “preferisco essere chiamato padre”. Sul ruolo dei sacerdoti, in un'omelia a loro indirizzata, il Pontefice aveva fatto un ritratto ideale di ciò che, secondo lui, dovrebbero impegnarsi a fare: “Il sacerdote vicino, che cammina in mezzo alla sua gente con vicinanza e tenerezza di buon pastore (e, nella sua pastorale, a volte sta davanti, a volte in mezzo e a volte indietro), la gente non solo lo apprezza molto, va oltre; sente per lui qualcosa di speciale, qualcosa che sente soltanto alla presenza di Gesù. Perciò non è una cosa in più questo riconoscere la nostra vicinanza. In essa ci giochiamo se Gesù sarà reso presente nella vita dell’umanità, oppure se rimarrà sul piano delle idee, chiuso in caratteri a stampatello, incarnato tutt’al più in qualche buona abitudine che poco alla volta diventa routine”.