Gli auguri del Papa a Curia e a dipendenti Santa Sede: “Nessuno immune da tentazioni del diavolo”

Papa Francesco con la curia romana (Foto: Vatican News)

Questa mattina, nell’Aula Paolo VI, Padre Francesco ha ricevuto in udienza i Cardinali e i Superiori della Curia Romana e – poco dopo – i dipendenti della Santa Sede e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, con i rispettivi familiari, per la presentazione degli auguri natalizi. Riportiamo di seguito il video del discorso che il Papa ha rivolto ai Cardinali, sia in forma integrale gli auguri del Pontefice ai dipendenti.

Papa alla Curia: “Abusi potere sono violenza come armi”

“Non esiste solo la violenza delle armi, esiste la violenza verbale, la violenza psicologica, la violenza dell’abuso di potere, la violenza nascosta delle chiacchere che fanno tanto male, distruggono tanto”. Lo ha detto il Papa alla Curia Romana. “Ciascuno non approfitti della propria posizione e del proprio ruolo per mortificare l’altro. La misericordia è accettare che l’altro possa avere anche i suoi limiti. Anche in questo caso è giusto ammettere che persone e istituzioni, proprio perché sono umane, sono anche limitate. Una Chiesa pura per i puri è solo la riproposizione dell’eresia catara”, ha aggiunto negli auguri di Natale.

“Se a volte dico cose che possono suonare dure e forti – ha detto Papa Francesco nel corso degli auguri natalizi alla Curia Romana -, non è perché non creda nel valore della dolcezza e della tenerezza, ma perché è bene riservare le carezze agli affaticati e agli oppressi, e trovare il coraggio di ‘affliggere i consolati’, come amava dire il servo di Dio don Tonino Bello, perché a volte la loro consolazione è solo l’inganno del demonio e non un dono dello Spirito”.

Papa: “Nella Santa Sede non siamo al sicuro dal demonio”

Chi vive e lavora nella Santa Sede non è immune dal peccato e dalle tentazioni del diavolo. Lo ha detto il Papa negli auguri natalizi alla Curia Romana. “Cari fratelli e care sorelle, a tutti noi sarà successo di perderci come quella pecorella o di allontanarci da Dio come il figlio minore – ha detto Papa Francesco evocando due parabole del Vangelo -. Sono peccati che ci hanno umiliato, e proprio per questo, per grazia di Dio, siamo riusciti ad affrontarli a viso scoperto. Ma la grande attenzione che dobbiamo prestare in questo momento della nostra esistenza è dovuta al fatto che formalmente la nostra vita attuale è in casa, tra le mura dell’istituzione, a servizio della Santa Sede, nel cuore stesso del corpo ecclesiale; e proprio per questo potremmo cadere nella tentazione di pensare di essere al sicuro, di essere migliori, di non doverci più convertire. Noi – ha avvertito il Papa parlando alla Curia – siamo più in pericolo di tutti gli altri, perché siamo insidiati dal ‘demonio educato’, che non viene facendo rumore ma portando fiori”.

Gli auguri natalizi alla Curia

Gli auguri del Papa ai dipendenti della Santa Sede

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Grazie di essere venuti a questo appuntamento in cui ci scambiamo gli auguri per il santo Natale. Prima di tutto penso che dobbiamo ringraziare il Signore, perché, con il suo aiuto, abbiamo superato la fase critica della pandemia. Non dimentichiamo! Quando eravamo nella chiusura dicevamo: chissà come sarà quando saremo liberi di muoverci, di incontrarci, e così via. Poi, appena le cose cambiano, perdiamo la memoria e andiamo avanti come se niente fosse stato. E magari nemmeno ringraziamo il Signore! Questo non è cristiano e non è neppure umano. No, vogliamo ringraziare perché abbiamo potuto riprendere a lavorare, e anche cercando di superare certi problemi più o meno grandi che si erano creati nel periodo più difficile.

Non dobbiamo dimenticare, anche perché il lungo periodo di pandemia ha lasciato dei segni. Non solo conseguenze materiali, economiche; ha lasciato anche segni nella vita delle persone, nelle relazioni, nella serenità delle famiglie. Per questo oggi io vi auguro soprattutto serenità: serenità per ciascuno di voi e per le vostre famiglie. Serenità non vuol dire che tutto va bene, che non ci sono problemi, difficoltà. Non è questo. Ce lo dimostra la Santa Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria. Possiamo immaginare, quando arrivarono a Betlemme, la Madonna cominciava a sentire i dolori, Giuseppe non sapeva dove andare, bussava a tante porte, ma non c’era posto… Eppure nel cuore di Maria e di Giuseppe c’era una serenità di fondo, che veniva da Dio e dalla consapevolezza di essere nella sua volontà, di cercarla insieme, nella preghiera e nell’amore reciproco.

Questo vi auguro: che ciascuno di voi abbia fede in Dio e che nelle famiglie ci sia la semplicità di affidarsi al suo aiuto, di pregarlo e di ringraziarlo. Vorrei augurare serenità in particolare ai vostri figli, ai ragazzi e alle ragazze, perché loro hanno risentito molto della chiusura, hanno accumulato parecchie tensioni. È normale, è inevitabile. Però non bisogna fare finta di niente, bisogna riflettere, cercare di capire, perché uscire migliori dalla crisi non avviene per magia, bisogna lavorare su di sé, con calma, con pazienza. Anche i ragazzi
possono farlo, naturalmente con l’aiuto dei genitori e a volte di altre persone, ma è importante che loro stessi siano consapevoli che le crisi sono passaggi di crescita e richiedono un lavoro su sé stessi.

Questo è il primo augurio che faccio a voi e a me: la serenità. E il secondo è questo: che siamo testimoni e artigiani di pace. In questo momento della storia del mondo, siamo chiamati a sentire più forte la responsabilità di fare ciascuno la propria parte per costruire la pace. E questo ha un significato particolare per noi che viviamo e lavoriamo nella Città del Vaticano. Non perché questo piccolissimo Stato, il più piccolo del mondo, abbia un peso specifico speciale, non per questo; ma perché noi abbiamo come Capo e Maestro il Signore Gesù Cristo, il quale ci chiama ad unire il nostro umile impegno quotidiano alla sua opera di riconciliazione e di pace.

A partire dall’ambiente in cui viviamo, dai rapporti con i nostri colleghi, da come affrontiamo le incomprensioni e i conflitti che possono nascere sul lavoro; oppure a casa, nell’ambito familiare; o anche con gli amici, o in parrocchia. È lì che noi possiamo essere concretamente testimoni e artigiani di pace. Per esempio: evitando di parlare male degli altri “dietro le spalle”. Se c’è qualcosa che non va, parliamone direttamente con la persona interessata, con rispetto e franchezza. Non facciamo finta di niente per poi sparlare di lui o di lei con altre persone. Cerchiamo di essere onesti e sinceri.

Care sorelle a cari fratelli, porgo i migliori auguri a voi e ai vostri cari. Fate una carezza da parte mia ai vostri bambini e ai vostri anziani a casa. Vi benedico tutti di cuore, e vi chiedo per favore di pregare per me. Buon Natale!

redazione: