Assunzione di Maria: storia e significato

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Le Scritture non presentano l’assunzione di Maria al cielo, ma esse indirizzano coerentemente a questa verità. L’evento dell’assunzione non passò affatto sotto silenzio perché fin dal II sec. si ritrovano tracce documentali dell’assunzione di Maria al cielo in anima e corpo. La prima traccia è data da Leucio Carino (II sec.), del quale viene detto che in qualche modo conobbe, o direttamente o per interposte persone, Giovanni apostolo. Il suo pensiero teologico ebbe influssi doceti, mentre si rivelò contrario agli errori ebioniti. (Di Bernardino A., Leucio Carino, in DPAC – Dizionario Patristico e di Antichità Cristiane -, p. 1940. – ID. (ed.), Patrologia III, Marietti, Torino 1978). Leucio Carino dice che l’anima di Maria venne presa dal Signore che l’affidò a san Michele, il corpo venne consegnato a Pietro, presente con Giovanni e gli altri apostoli. Pietro tumulò il corpo nella valle del Cedron.  Dopo tre giorni il corpo si riunì all’anima e fu assunto dagli angeli e portato nel “paradiso terrestre”, da intendersi come punto di partenza per l’assunzione al cielo. Le narrazioni successive presentano un subito dopo la morte, che dichiara inequivocabile l’assenza della corruzione tombale. Leucio Carino viene ritenuto (Lino Cignelli e Bellarmino Bagatti) l’autore dell’archetipo base delle varie narrazioni successive del Transito detto anche Dormizione, ma indubbiamente la narrazione di Leucio Carino è già, alla luce degli studi assunzionisti, un’elaborazione narrativa. Le tracce successive circa l’assunzione si hanno tra la fine del IV sec. (Sant’Efrem, Timoteo di Gerusalemme, sant'Epifanio di Salamina, operetta siriaca Obsequia Beatae Virginis) e la fine del V sec., datazione alla quale si fanno risalire i più antichi racconti apocrifi sul Transito di Maria. Questa letteratura presenta che Maria venne assunta in cielo, conoscendo la morte, ma non subendo la corruzione del sepolcro.

La prima richiesta dell'Assunzione come dogma

Nel sec. VI cominciò in Oriente a diffondersi la celebrazione liturgica del Transito o Dormizione di Maria. Dal VII al X sec. numerosi autori greco-bizantini affermano l’Assunzione di Maria in anima e corpo, dopo la sua morte e la sua risurrezione; ma altri teologi orientali hanno esitazioni circa l’assunzione di Maria. Parimenti parecchi autori latini sostenevano l’affermazione dell’assunzione, ma altri professavano che Maria era morta come tutti gli uomini, e attendeva la risurrezione finale. Un gesto di grande decisione fu quello di papa Sergio I che nel sec. VII stabilì per Roma la festa della Dormizione. Nel VII sec. la festa fu accolta anche in Francia e in Inghilterra prendendo la denominazione di Assumptio S. Mariae. Tale nuova titolazione spostò l’accento dalla Dormitio alla Assumptio. Nel sec. XVII il padre Cesario Shguanin dei Servi di Maria (1692-1769) presentò alla Santa Sede la prima richiesa di formulazione dell’assunzione, come dogma di fede. In seguito centinaio di petizioni furono indirizzate ai Pontefici per la formulazione del dogma dell’assunzione di Maria in cielo in anima e corpo. Se nella prima metà del secolo XIX gli studiosi (gli studi fiorirono particolarmente dal 1940 al 1950) si riferivano di solito solo al Transito scritto dallo Pseudo Melitone di Sardi, a un passo dello Pseudo Dionigi e al racconto della Storia Eutymiaca, inserito nell'Omelia II di Giovanni Damasceno, oggi, con nuovi ritrovamenti, gli studiosi hanno a disposizione parecchi testi in greco, latino, etiopico, arabo, armeno, georgiano, boharico, saidico, siriaco, irlandese, slavo. Importante è il Transito di Maria in greco, detto romano perché conservato nella Biblioteca Vaticana. Il manoscritto, scoperto nel 1955, è datato al sec. XI, ma risulta essere molto vicino al modello più antico.

La morte di Maria

Grande parte della tradizione parla della morte di Maria in termini di “dormizione”, sottolineando in tal modo la non corruzione, ma si va anche oltre poiché sant’Epifanio di Salamina ( 315 – 403) non esitò a dire che la fine di Maria sulla terra fu “piena di prodigio”, mentre Timoteo di Gerusalemme (fine IV sec.) considerò Maria non soggetta alla morte, e condotta da Cristo nel luogo dove egli ascese al cielo. La tradizione parla, tuttavia, anche di tomba e quindi di morte. Se Maria abbia conosciuto la morte oppure no, fu una questione molto dibattuta alla vigilia del pronunciamento dogmatico dell’assunzione di Maria alla gloria celeste. Padre Carlo Baliæ, ofm, (fondatore dell’Accademia mariana internazionale) era sostenitore della morte naturale di Maria, mentre padre Martin Jugie, della Congregazione degli Agostiniani Assunzionisti, e grande studioso che contribuì agli studi preparatori sul dogma dell’Assunta, era per la non morte di Maria, considerando non vincolante teologicamente la morte biologica di Maria. Di questo avviso è stato pure don Gabriele Roschini, certo che il numero degli aderenti alla non morte di Maria sarebbe cresciuto nel futuro. (Gabriele Maria Roschini, “Il problema della morte di Maria SS. dopo la costituzione dogmatica «Munificentissimus Deus” in Marianum 13 (1951), 163).

La definizione dogmatica di Pio XII circa l’assunzione di Maria non volle toccare la questione: chi pensava a una “Dormitio” senza la morte non si trovava di fronte a un pronunciamento contrario, e viceversa. Così si esprime la Costituzione apostolica “Munificentissimus Deus” del 1 novembre 1950: “Pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. La questione della morte o non morte rimane aperta, ma si possono fare queste considerazioni. La morte di Cristo fu di origine violenta, e conobbe la tomba, mentre quella di Maria non fu di morte violenta. Se non fu, come attesta tutta la tradizione, di morte violenta, inevitabilmente si deve dire che Maria ebbe una morte naturale per anzianità o malattia. Con ciò il corpo di Maria, tempio del Dio vivente, tabernacolo consacrato dalla presenza del Verbo incarnato, animato da un’anima Immacolata, ebbe il decadimento dell’anzianità o dell’intervento di una malattia, e ciò è già un grado di corruzione, anche se non è affatto la corruzione specifica della tomba. La morte naturale non è così in sintonia con il concetto di non corruzione.

Considerando la “dormizione” come uno stato estatico si può giungere ad un risultato teologico che dà ragione ai sostenitori della non morte di Maria tra i quali spicca padre Martin Jugie. Non si tratta di fantasie. Infatti, gli autori di trattati di ascetica e mistica (conosciutissimi: Adolfo Tanquerey e Royo Marin) riferiscono, con documentazione, che l’estasi produce una alienazione dai sensi e che il corpo dell’estatico diventa insensibile a ciò che lo tocca. La temperatura corporea diminuisce, il respiro diventa impercettibile e così il battito cardiaco, mentre l’aspetto è soave, vivo. E’ un evento misterioso, ma reale, che si può definire come dormizione. In Maria la dormizione fu eccelsa data la sua unione unica con Dio. Non fu assenza di attività dello spirito, ma intensissima attività nell’azione di fuoco dello Spirito Santo. Poi il corpo, rimasto vivo, venne reso glorioso mentre contemporaneamente l’anima ebbe accesso alla visione beatifica: Gloriosa Maria fu assunta alla gloria celeste. L’assunzione di Maria non è così semplicemente il prima rispetto alla risurrezione finale, ma è una conclusione gloriosa insita nella sua realtà di Vergine immacolata, Madre di Gesù. Tutto ciò in virtù di Cristo salvatore, causa universale di salvezza, di elevazione a Dio e di glorificazione.

Dove è avvenuta l'Assunzione?

Il luogo dell’assunzione, secondo la tradizione apocrifa a partire la Leucio Carino, è Gerusalemme, dove si trova la Basilica della “Dormizione”. Questo concorda con la presenza a Gerusalemme di Giovanni per diverso tempo. Il computo preciso degli anni della sua presenza è indefinibile per le molte difficoltà cronologiche (Cf. At 4,13s; 5,17s; 8,1; Gal 2,9). Il luogo presentato dalle visioni di Katerina Emmerick (1774-1824) sarebbe invece nei dintorni di Efeso. Tale indicazione per Efeso può poggiare sul fatto che Giovanni vi si recò effettivamente, e su un documento del Concilio di Efeso (431), che riprende, forse, una tradizione locale, oppure vi diede origine. Il documento è la lettera che il Concilio di Efeso inviò a Costantinopoli, il cui vescovo era Nestorio, che negava la divina maternità di Maria. Questa la frase: “Nestorio, il rinnovatore dell’eresia empia, dopo essere giunto nella terra degli efesini, là dove erano giunti il teologo Giovanni e la Theotokos vergine, la santa Maria”. Caterina Emmerick dovette essere stata raggiunta dalla tradizione efesina, sulla quale Dio le impostò la visione avuta. Sappiamo che Dio nelle visioni ai mistici non si impegna a rimuovere errori di carattere storico presenti nelle loro convinzioni, mirando alla pietà dei soggetti. Resta il valore della casa della Madonna ritrovata a Efeso, in realtà una cappellina in disuso con la facciata risalente al VII secolo e l’abside al IV sec. Al I sec. risalirebbero le tracce delle fondamenta di una casa precedente, che potrebbe essere dell’apostolo Giovanni, ma ciò non ha comprova documentale. Comunque la casa di Maria (Meryem Ana) ha un grande valore anche sotto il profilo interreligioso, perché è anche meta della devozione dei musulmani a Maria.

Quando è avvenuta l'Assunzione?

Quanto alla data dell’assunzione non si hanno elementi, solo si può pensare che non dovette tardare molto dopo la risurrezione di Cristo. Il dogma dell’assunzione di Maria è di grande importanza perché definisce la conclusione gloriosa della vita di Maria. Sappiamo che la grazia perfeziona la natura e che la gloria perfeziona la grazia, così Maria raggiunse la perfezione nella gloria celeste. Tale perfezione Maria la raggiunse con ogni pienezza perché assunta in anima e corpo. Per tale perfezione Maria è attiva in cielo di più di quello che fu in terra, e questo è di grande conforto. Il suo cuore è in cielo e ci ama senza riserve. Se in terra Maria conosceva genericamente gli uomini, ora in cielo, in Dio ci conosce distintamente nella visione dell’Essenza divina, così si preoccupa di ciascuno di noi conoscendoci nei nostri bisogni profondi. Piena di carità e pure umilissima in cielo, essendo veramente un paradiso nel paradiso. Tanto più uno è santo e tanto più uno e vicino agli altri, così Maria assunta in cielo è la più vicina delle donne, e come madre amorosissima ci segue con la sua intercessione, sempre affaccendata nelle nostre faccende, spirituali e materiali. E gloria è per noi Maria, perché essere figli di Maria significa avere la dignità che procede dalla sua grandezza.

Il dogma ci rafforza la fede nella nostra risurrezione finale, pur già certa in Cristo, poiché l’assunzione ne è una prova. Ci vincola pure a pensare al cielo non solo come stato glorioso di unione con Dio, visto come egli è, ma anche come luogo. Noi siamo presi dalle ipotesi cosmiche, tanto che a volte vogliamo tacere del cielo di Dio, come luogo, ma sbagliamo perché in quel cielo Maria è stata assunta accanto al Figlio, già asceso al cielo. Non sappiamo nulla di questo cielo, la cui esistenza è dichiarata dalla rivelazione, ma possiamo dire che non è una parte del cielo astronomico, e che è al di sopra dei cieli astronomici. La Scrittura ci parla della Gerusalemme celeste (Gal 4,26; Eb 12,22; Ap 3,12; 21,2; 21,9s) e noi, tale Gerusalemme, la possiamo pensare fondata sulle immense distese stellari del cosmo. Maria, creatura di Dio innalzata sopra i cori angelici, ci dice che per innalzarci verso i cieli la via è Cristo e la conformità a Cristo. La scalata dei cieli rimane per noi, pur nelle nostre imprese grandiose, ben poca cosa. Ben poco ci potremo innalzare verso l’alto, e pur con la conquista di pianeti, rimarremo terrestri, anche nelle stazioni spaziali dove cibo, ossigeno, acqua, ci saranno necessari. Se stabiliremo in futuro una stazione su Marte la dovremmo terrestrizzare per poterci vivere. Maria assunta in cielo non ha più bisogno di ciò che viene dalla terra, di ciò che la terra dava al suo corpo perché rimanesse in vita, ella infatti è entrata nella gloria della vita eterna.

Paolo Berti: