Si sta svolgendo in questi giorni, dal 27 al 29 settembre, a Roma l’Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita presieduta da Monsignor Vincenzo Paglia il cui tema è la Salute pubblica in prospettiva globale. Pandemia, Bioetica e Futuro.
Il discorso di chiusura di Monsignor Paglia
Oggi in chiusura dell’assemblea Monsignor Paglia nel suo discorso agli Accademici presenti ha dichiarato che “l’aver condiviso questi giorni insieme, con molti di voi finalmente in presenza, è un motivo di gioia grande e di consolazione sincera. Mai come in questo anno e mezzo abbiamo scoperto e sperimentato che la relazione umana, fatta di incontri, di vicinanza e di condivisione anche dei gesti quotidiani, non è indifferente neanche alla ricerca scientifica. Questa, infatti, non può essere ridotta a una fredda pratica da laboratorio; anche il doveroso rigore della ricerca scientifica si fonda su una passione che la precede e la rende possibile. La ricerca scientifica è anzitutto una questione di volti e di storie, prima che di idee e di ipotesi. Per questo l’incontro personale è decisivo, certamente nella motivazione al nostro lavoro, ma anche nello svolgimento: esso offre infatti un di più di conoscenza che attinge direttamente a ciò che spesso chiamiamo mistero della persona umana. Non una cosa celata, ma un processo di svelamento, di rivelazione. Abbiamo dovuto imparare a guardare oltre la mascherina. E scopriamo che “l’altro” è una rivelazione: l’altro ci sorprende, chiede ascolto e fiducia, impone rispetto e cura e anche misericordia. Se c’è un senso profondo nel nostro ritrovarci quest’oggi, dopo mesi e mesi di “distanza sociale”, se c’è un marcatore identitario che dice il senso di appartenenza a questa Accademia, credo sia proprio questa custodia, riconoscente e stupefatta, del mistero di ognuno di noi, di ogni persona che abita questo piccolo e malconcio pianeta. E che noi – anche come Accademici – vogliamo servire mettendo in gioco tutte le nostre conoscenze, i nostri rapporti, le nostre raffinate metodologie, la meticolosa dedizione quotidiana al nostro lavoro. Per tutti noi – ne sono convinto anche per non pochi contatti che ho avuto con alcuni di voi –
questi mesi di pandemia sono stati tutto fuorché un momento di pausa. Per noi il mondo non si è fermato. C’è da dire che la ricerca scientifica ha avuto un’accelerazione senza pari, offrendo risultati che mai avremmo immaginato, anzitutto in campo sanitario e tecnologico, ma anche sul versante umanistico e quindi etico-antropologico. Mai come in questa stagione abbiamo avuto chiaro come sia necessaria una comprensione e una narrazione sapiente anche dei fenomeni biologici e delle loro conseguenze sanitarie; la pandemia è anzitutto un fatto umano, non è né una condanna dall’Alto né una disgrazia naturale. Vorrei ringraziare ognuno di voi per il contributo che ha offerto a questa stagione tragica e sfidante; grazie soprattutto a quanti di voi si sono trovati in prima linea ad affrontare questa terribile pandemia, spesso mettendo a rischio anche la propria salute personale. Un saluto particolare e un incoraggiamento a quanti, anche dopo il nostro incontro online del febbraio scorso, sono stati toccati personalmente o negli affetti più cari da questo morbo.Vi ricordo tutti nominando Monsignor Carrasco: lo abbiamo invitato qui oggi ma, pur essendosi rimesso da una dura lotta contro il covid, non è nelle condizioni fisiche per affrontare un incontro pubblico”.
Successivamente Monsignor Paglia ha sottolineato l’importanza dei diversi gruppi di lavoro messi in campo sottolineando quello riguardante la Fraternità umana con queste parole “Vi segnalo poi il gruppo di lavoro sul tema della Fraternità umana, condotto dal Professor Pierangelo Sequeri, preside emerito del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia. Voi tutti avete ricevuto nei mesi scorsi il testo dell’appello promosso da questo gruppo, intitolato Salvare la fraternità – insieme. Questo lavoro, provocato dall’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco, nasce in ambiente teologico, ma subito si pone in dialogo con le altre scienze. Per questo ha trovato felicemente casa nella nostra Accademia e, per questo, vi chiedo tenerlo in attenta considerazione. Colgo qui l’occasione per salutare il nuovo Preside del Giovanni Paolo II, Mons Philippe Bordeyne, dal primo settembre membro di diritto del nostro Consiglio direttivo. Benvenuto e grazie per la sua sapienza e la promozione della collaborazione tra i nostri due enti, voluta cinque anni fa da Papa Francesco”.
Infine egli ha sottolineato l’importanza di tre temi molto urgenti quali gli anziani ed il dibattito sull’eutanasia ed i suicidio assistito: “Sono tre questioni enormi, affrontate ufficialmente dall’Accademia solo in alcuni aspetti specifici (penso al grande lavoro fatto sulle cure palliative, al convegno con la World Medical Association del 2017 sul tema del fine-vita e alla Nota su covid e anziani). È allo studio e la presenterò prossimamente all’attenzione del Papa una nuova Fondazione sugli anziani. Come voi sapete
per la prima volta nella storia ci troviamo di fronte ad un nuovo fenomeno quello di una popolazione anziana di massa. Se la nostra società, soprattutto occidentale, ha offerto più anni di vita, grazie anche ai progressi della scienza, dall’altra non sa bene ancora come sostenerli, come difenderli. La pandemia ha mostrato questa profonda e drammatica contraddizione: dare più vita ma non saperla conservare. Gli anziani hanno pagato il prezzo più amaro del Covid-19. L’Accademia vuole affrontare in maniera attenta questa nuova frontiera della vita. Li segnalo brevemente in questa sede perché credo dovranno diventare questioni centrali del nostro lavoro futuro: ogni vostro contributo e suggerimento è, anche su tali questioni, assolutamente prezioso”.
L’intervento di Papa Francesco
Nei giorni scorsi papa Francesco, rivolgendosi ai membri dell’accademia ricevuti in udienza con il presidente monsignor Paglia, Aveva sottolineato il diritto alla salute e alla difesa della vita in ogni momento, dal concepimento al tramonto, sottolineando che “l’aborto è diventata una bruttissima abitudine, è un omicidio. Successivamente il pontefice ha lanciato un appello affinché “ci sia sempre un sistema sanitario gratuito, perché al contrario avrebbe diritto alla salute solo chi può pagarla, gli altri no. E questa è una sfida molto grande che aiuta a superare le disuguaglianze.