“Ripensare l’economia nella fedeltà al carisma”. E’ questo il titolo del Simposio sull’economia in corso a Roma, presso la Pontificia Università Antonianum e organizzato dalla Congregazione per gli istituti di Vita consacrata e le Società di vita apostolica. Al meeting, al quale partecipano circa mille economi, Papa Francesco ha inviato un messaggio che ripercorre volutamente i tre punti salienti del Simposio: carisma, fedeltà e un ripensamento dell’economia.
Innanzitutto, il “carisma”. “I carismi nella Chiesa – spiega il Santo Pare – non sono qualcosa di statico e di rigido, non sono ‘pezzi da museo’… Parlare di carisma significa parlare di dono, di gratuità e di grazia”. La vita consacrata è segno tangibile di “profezia del regno di Dio”: “Noi consacrati dobbiamo rimanere vigilanti e attenti a scrutare gli orizzonti della nostra vita e del momento attuale. Questo atteggiamento fa sì che i carismi, donati dal Signore alla sua Chiesa attraverso i nostri fondatori e fondatrici, si mantengano vitali e possano rispondere alle situazioni concrete dei luoghi e dei tempi nei quali siamo chiamati a condividere e testimoniare la bellezza della sequela Christi“.
“Leggere le domande per rispondere, ascoltare il pianto per consolare, riconoscere le ingiustizie per condividere anche la nostra economia, discernere le insicurezze per offrire pace, guardare le paure per rassicurare: queste sono diverse facce del poliedrico tesoro che è la vita consacrata. Accettando di non avere tutte le risposte e, a volte, di restare in silenzio, forse anche noi incerti, ma mai, mai senza speranza” dice Bergoglio.
Il secondo aspetto è la “fedeltà”. “Essere fedeli – spiega il Papa – significa domandarsi che cosa oggi, in questa situazione, il Signore ci chiede di essere e di fare. Essere fedeli ci impegna ad un lavoro assiduo di discernimento affinché le opere, coerenti con i carismi, continuino ad essere strumenti efficaci per far giungere a molti la tenerezza di Dio”. D’altro canto, essere fedeli al carisma richiede spesso “un atto di coraggio”: “Non si tratta di vendere tutto o di dismettere tutte le opere – dice Bergoglio – ma di fare un serio discernimento, tenendo lo sguardo ben rivolto a Cristo, le orecchie attente alla sua Parola e alla voce dei poveri. In questo modo le nostre opere possono, al tempo stesso, essere feconde per il cammino dell’istituto ed esprimere la predilezione di Dio per i poveri”.
Infine: l’economia, ripensata guardando in primis al bisogno dei poveri: “Tutto questo comporta ripensare l’economia, attraverso un’attenta lettura della Parola di Dio e della storia. Ascoltare il sussurro di Dio e il grido dei poveri, dei poveri di sempre e dei nuovi poveri; comprendere che cosa il Signore chiede oggi e, dopo averlo compreso, agire, con quella fiducia coraggiosa nella provvidenza del Padre che hanno avuto i nostri fondatori e fondatrici”.
Per combattere la “logica dell’individualismo” che “può intaccare anche le nostre comunità” ma che “non deve fare paura”… “occorre far crescere la comunione tra i diversi istituti”. Non bisogna poi tacere che gli stessi istituti di vita consacrata non sono esenti da alcuni rischi indicati nell’Enciclica Laudato si’: ‘Il principio della massimizzazione del profitto, che tende ad isolarsi da qualsiasi altra considerazione, è una distorsione dell’economia’. In questi casi, per correggersi, “Bisogna cominciare dalla piccole scelte quotidiane” perché, avverte il Successore di Pietro, “L’ipocrisia dei consacrati che vivono da ricchi ferisce le coscienze dei fedeli e danneggia la Chiesa”. Infine, il Papa fa un invito a tutti i presenti: “Nella fedeltà al carisma, ripensate la vostra economia”.