Tecnologia al servizio dell’arte sacra. Il modello di una parrocchia bolognese

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Si chiama tecnologia Nft. “Non Fungible Token”.  Si tratta di un certificato di proprietà di un oggetto digitale “non fungibile”. Cioè non replicabile. Come un’opera d’arte che utilizza il sistema della blockchain.  In una parrocchia di Bologna hanno scommesso sulla tecnologia Nft. La febbre digitale del momento. Puntando a essere la prima comunità religiosa a farlo in Italia. E ci sono riusciti. Mettendo in vendita Nft il proprio patrimonio artistico. L’idea è di don Davide Baraldi. Da sette anni parroco della chiesa di Santa Maria della Carità e San Valentino della Grada. Appassionato di  tecnologia e di “criptovalute“. Ha approfondito i meccanismi dei bitcoin, della blockchain.

Tecnologia in parrocchia

“In parrocchia abbiamo quadri classici. Alcune opere anche molto antiche. Una del 1550. Abbiamo sempre avuto a cuore l’arte. Anche nelle sue declinazioni contemporanee“, racconta don Baraldi. Così il sacerdote ha pensato prima di digitalizzare le opere della chiesa. E poi di crearne di nuove. Il tutto traslato sul piano Nft. Quindi con relativo certificato digitale. Una volta creata, l’opera digitale diventa unica. “Quando ho proposto l’idea al consiglio pastorale degli affari economici temevo fossero più reticenti. E invece mi hanno incoraggiato“, evidenzia il parroco. Con un investimento di un migliaio di dollari, don Davide è partito. Il suo “team” al momento è piccolo. Ma pensa e guarda in grande. La segretaria della parrocchia è una grafica di formazione. Ha preso in carico la digitalizzazione delle opere della chiesa. Un lavoro di rivisitazione e non di semplice trasposizione in bit. Perché delle tele sono stati enfatizzati degli aspetti. Ad esempio cromatici. Per sottolineare particolari significati.

Piattaforma

Don Davide ha creato di queste opere i certificati Nft. E un gruppetto di giovani si occupa di promuovere l’iniziativa sui social. La piattaforma scelta per la vendita è quella di Zillica. “Meno conosciuta- precisa il parroco-. Ma anche meno onerosa per noi“. Il primo gruppo di opere (i “capolavori”) sono stati messi in vendita ad aprile. E andati quasi “sold out”. Tra gli acquirenti un parrocchiano, collezionista d’arte. Il ricavato viene utilizzato per la parrocchia. Poi al ritmo di un pacchetto a settimana sono state create e lanciate altre collezioni. Le ultime due sono di disegni di un’ illustratrice.
Paola Anderlucci: