Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan risponde a Papa Francesco in merito alle affermazioni sul “genocidio” degli armeni pronunciate durante una messa, nel centenario dell’eccidio del 1915, celebrata domenica in San Pietro. “Quando i politici, i funzionari religiosi assumono i doveri degli storici, viene fuori il delirio, non i fatti”, avrebbe detto il capo di Stato turco a quanto riferito dalla stampa locale, in un incontro con l’Assemblea turca degli esportatori. “Qui voglio ripetere il nostro appello a creare una commissione congiunta di storici e sottolineare che siamo pronti ad aprire i nostri archivi. Voglio avvertire il Papa di non ripetere questo errore e condannarlo”. Ricordando la visita del Papa in Turchia nel 2014, Erdogan ha detto di aver pensato che il Pontefice fosse “un politico diverso”.
Ora, “non permetterò che gli eventi storici siano deviati dal loro corso in una campagna contro il nostro paese e la nostra nazione”. Gli armeni sostengono la tesi del genocidio mentre la Turchia nega che quelle morti furono un atto di pulizia etnica, che i numeri sono esagerati, e che coloro che furono uccisi tra il 1915 e il 1916 vanno annoverati nel più generale conto delle vittime della prima guerra mondiale. Ben più dure le parole che ha usato il primo ministro turco, Ahmet Davutoglu, che ha accusato il Pontefice “di aver preso parte a una cospirazione contro il governo”.
Domenica pomeriggio e lunedì si sono espressi contro il Papa diversi maggiorenti turchi, dal primo ministro al responsabile del dipartimento affari religiosi (gran muftì), dal ministro degli Esteri al responsabile delle politiche europee. Il centanrio dell’eccidio armeno, più precisamente, cade il 24 aprile. Ad Ankara, lo stesso giorno, le autorità preparano il centenario del trionfo ottomano di Gallipoli, nello stretto di Dardanelli.
La parole del Santo Padre trovano invece l’appoggio degli Stati Uniti. “Il massacro di un milione e mezzo di armeni è un fatto storico” che va riconosciuto ha detto la portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Marie Harf, ribadendo che il chiarimento di quel periodo storico e’ nell’interesse di tutti, “della Turchia, dell’Armenia e dell’America”. “Le nazioni sono più forti e possono progredire riconoscendo e facendo i conti con elementi dolorosi del loro passato”, ha sottolineato Harf, invitando a un “pieno e schietto” riconoscimento dei fatti che hanno portato al massacro degli armeni nella prima guerra mondiale.