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Arezzo con il comandante Giani per raccontare gli “angeli del Papa”

Gli episodi legati alla sicurezza dei pontefici. Le emozioni vissute nel corso dei viaggi apostolici e in particolare quello di Papa Francesco in Centrafrica. Gli aneddoti sulla vita di un piccolo Stato, come quello vaticano, raggiunto quotidianamente da migliaia di persone. Sono alcuni degli argomenti di una serata, per certi versi speciale, che si è svolta ad Arezzo per la presentazione del libro di Sandro Barbagallo e Cesare Catananti “La Gendarmeria Vaticana. Dalle origini ai nostri giorni”. Il pubblico presente all’evento, realizzato all’interno del teatro Petrarca, gremito in ogni ordine e grado, ha tributato gli onori al concittadino Domenico Giani, comandante del Corpo della Gendarmeria Vaticana, accompagnato da numerose e illustri personalità, tra cui il sostituto della Segreteria di Stato Vaticana monsignor Giovanni Angelo Becciu, il Ministro dell’Interno Marco Minniti, il presidente della Conferenza Episcopale Italiana Gualtiero Bassetti, il già sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Gianni Letta.

Domenico Giani ha spiegato come l’ospedale pediatrico della capitale centrafricana Bangui, meta di una delle visite del Pontefice alle “periferie esistenziali” di questo mondo, abbia “lasciato nel nostro cuore delle “immagini impressionanti… C’era una mascherina di ossigeno per quattro bambini… c’erano topi da tutte le parti…”. “Il viaggio di Papa Francesco in Centrafrica – ha affermato – è stato uno degli esempi più belli della cooperazione tra Gendarmeria e servizi d’informazione e sicurezza italiani, sappiamo che all’estero abbiamo una grande collaborazione, una cooperazione silenziosa. L’Italia ci aiuta molto nel fare questo”. Il Comandante ha raccontato il ruolo della Gendarmeria al fianco dei Papi evidenziando la sua vocazione nel “servizio alla carità” e quanto è avvenuto durante la seconda guerra mondiale “quando in Vaticano erano accolte tantissime famiglie ebree, ambasciate, disertori, gli stessi tedeschi, perché si sentivano al sicuro”. “La carità non va raccontata, va fatta”, ha osservato suscitando un fragoroso applauso da parte dei presenti. Infine, tributando un “grazie” agli uomini della Gendarmeria, ha tenuto a sottolineare: “Io sono solo un piccolo frammento di una storia iniziata nel III secolo”.

Monsignor Becciu, nel suo intervento, ha testimoniato la competenza, la professionalità e la discrezione dei gendarmi al fine di “custodire il Vaticano, uno Stato al servizio della libertà della Chiesa” e “il vescovo di Roma, che possa essere libero, perché la Chiesa stessa possa essere libera di esercitare il proprio magistero”. Tale compito è difficile per vari fattori e anche perché “l’atteggiamento del Papa è a volte imprevedibile”, con un “protocollo che vuole andare incontro alle persone”. Successivamente il sostituto alla segreteria di Stato ha raccontato che la risposta di Papa Francesco a chi ha osservato “che i rischi sono tanti” è stata: “Ho i santi e gli angeli che mi proteggono”. In quell’occasione monsignor Becciu, ricordando l’attentato a Giovanni Paolo II, ha replicato: “Qualche volta qualche angelo si addormenta!”. Ha menzionato anche Vatileaks come uno dei “momenti cupi di questi ultimi anni, i più difficili del mio servizio ai Papi. Hanno fatto soffrire perché si è vista tradita la fiducia data a persone che vivevano quotidianamente vicino al Santo Padre, ma anche perché ho visto scadere quel senso di appartenenza, lealtà e fedeltà che un servitore del Papa dovrebbe avere”.

Secondo il ministro Minniti “la Gendarmeria ha saputo fare un salto verso la modernità, senza perdere sé stessa, aprendosi alle nuove tecnologie, permettendosi di avere una intelligence, senza smarrire la propria missione”. Ha poi accennato alle sfide degli ultimi tempi, alle minacce dell’Islamic State, alla necessità di “conciliare la bellezza, la fruibilità con la sicurezza del nostro territorio. L’approccio che l’Italia ha applicato è stato quello di un controllo discreto senza militarizzare i territori ed è in perfetta sintonia con quello della Gendarmeria vaticana”. Ripercorrendo i viaggi del Santo Padre ha osservato che il gesto compiuto “aprendo la porta sanata a Bangui, realtà complicatissima e difficile, è stato enorme”. “Domenico Giani, il Comandante della Gendarmeria, in quella occasione – ha sottolineato il ministro – ha fatto un lavoro stupendo, è stata la prima operazione congiunta tra Gendarmeria vaticana e un Paese straniero. E quel Paese era ed è ancora oggi orgogliosamente l’Italia”.

Speranza” è stata la parola chiave dell’intervento del cardinale Bassetti. Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, citando un episodio riguardante Giorgio La Pira, si è detto convinto “che la primavera sta arrivando, forse siamo ancora un po’ nell’inverno, ma la stiamo costruendo con le nostre attese e speranze nonostante i travagli”. Poi ha rivolto un appello ai giovani: “Voi guardate in grande e lontano, siete rondini che vanno verso la primavera e ci date l’orientamento su dove va la storia. Noi dovremmo essere vostri punti di sostegno perché non precipitiate in mare. La strada ce la indicate voi. Ragazzi orientateci verso la primavera, perché la primavera viene”. Riguardo al tema della sicurezza ha affermato che “oggi tante agenzie seminano paura per raggiungere i propri scopi. Lo vedo nella società e se non stiamo attenti anche nella Chiesa, ma non mi stancherò mai di essere un testimone di speranza”. “La paura è terribile e paralizza”. ha continuato, spiegando poi che “Papa Francesco è molto reattivo di fronte a questa paura che uccide la speranza”.

Gianni Letta ha compiuto un rapido excursus sui 200 anni della Gendarmeria Vaticana. Ha ricordato quando, nel Natale 2009, “quella cittadina svizzera voleva lanciarsi in San Pietro su Papa Benedetto: lo scatto atletico, fantastico, fulmineo, a tempo zero di Giani che placcò immediatamente la ragazza prima ancora che potesse raggiungere il Santo Padre”. Riguardo all’attuale comandante del Corpo della Gendarmeria, ha sottolineato la sua “discrezione esemplare”. È un uomo, ha aggiunto, “che svolge il suo lavoro in silenzio, senza mai cercare i riflettori”, “una persona eccezionale, tanto buono, quanto determinato”.

Al termine dell’incontro nella sua Arezzo Domenico Giani ha fatto presente che la Gendarmeria Vaticana ha erogato una donazione di 60mila euro per alcuni progetti umanitari locali. Nella fattispecie 20mila euro sono stati destinati alla Cittadella della pace di Rondine, di cui è stato uno dei fondatori, per il progetto “Liberi di andare e liberi di restare.” Altri 20mila euro per la costruzione della casa “Amoris Laetitia” della Diocesi e altrettanti per l’ospedale pediatrico che il medico Italo Farnetani ha progettato di edificare a Tuuru in Kenya vicino alla missione delle suore di San Giovanni Cottolengo.

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