La Caritas dell’arcidiocesi di Gaeta lancia l’allarme-gioco d’azzardo. “Non vogliamo uno Stato che, dopo la crisi più grave dal dopoguerra, muova i primi passi della ripartenza dall’azzardo”, si legge in una nota pubblicata dal Sir. “Ci uniamo al coro di voci sagge e sane del Paese per chiedere a Governo e Parlamento di compiere un atto di coraggio e rinunciare agli introiti erariali dell’azzardo– prosegue la Caritas di Gaeta-. Forse, in questa forzata astenia dal gioco, molti dipendenti patologici possono trovare la volontà di voltare pagina”.
Sos Caritas Gaeta
“Saranno i più poveri a gettarsi per primi nelle grinfie della fortuna. Nella speranza di ottenere un sollievo che rimarrà un’illusione”, avverte la Caritas di Gaeta. Si parla di tempi e modalità di riapertura delle attività bloccate per la pandemia. “Forte è la pressione delle multinazionali dell’azzardo. Perché questa ‘non industria’ del profitto deve recuperare i mancati introiti”, evidenzia la Caritas di Gaeta.
La Chiesa contro la dipendenza da gioco
La Caritas di Gaeta è impegnata da anni nel contrasto alla dipendenza da gioco. Con attività di formazione e sensibilizzazione. E con la promozione di tavoli di lavoro istituzionali. “L’Italia è un Paese in overdose da gioco. Capace nell’ultimo ventennio di incrementare le giocate del 750%– denuncia la Caritas di Gaeta–. Dietro si nasconde l’inferno delle dipendenze patologiche. La rovina di intere famiglie. La perdita di dignità e lavoro”. E chiedono: “Non vogliamo uno Stato biscazziere. Pur di raccogliere 10,4 miliardi di tasse derivanti dalle scommesse, lo Stato non si accorge della tragedia. Cioè che ci sono 2,5 milioni di persone a rischio dipendenza. 1,5 milioni di giocatori patologici, di cui 700.000 minori”.