Antonio Rosmini, sacerdote e filosofo

Sacerdote, uomo di carità, filosofo e pensatore. Il beato Antonio Rosmini fu figura centrale del suo tempo, nel tentativo di coniugare fede e ragione

Santi beato Rosmini
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“Una grande figura di sacerdote e illustre uomo di cultura, animato da fervido amore per Dio e la Chiesa. Testimoniò la virtù della carità in tutte le sue dimensioni ad alto livello, ma ciò che lo rese maggiormente noto fu il generoso impegno per quella che egli chiamava carità intellettuale”. Questo pensiero di Benedetto XVI (2005-2013) presenta in maniera sintetica, ma precisa il sacerdote beato Antonio Rosmini (1797-1855) il cui ricordo cade il 1 luglio, sarà lo stesso pontefice a proclamarlo beato il 18 novembre 2007. Egli proveniva da una famiglia di origini nobili di Rovereto, che a quei tempi faceva parte dell’impero austro-ungarico. Studiò diritto e teologia all’ università di Padova, dove conobbe lo scrittore e linguista Niccolò Tommaseo (1802-1874) e proprio frequentando l’università, concepì il progetto di un’ Enciclopedia cristiana italiana, in risposta a quella di Diderot e D’Alembert, che voleva dimostrare l’inutilità di Dio.

Rosmini a Milano

il 21 aprile del 1821 Rosmini venne ordinato sacerdote a Chioggia. Subito dopo trascorse un periodo di riflessione e raccoglimento a Rovereto, suo paese natale. Egli aveva redatto una “Regola di condotta”, basata sul Vangelo, che aveva due principi: quello di emendare se stessi dai propri vizi purificando l’anima e quello di non rifiutare i servizi di carità verso il prossimo. Qualche anno più tardi, nel 1826, lo troviamo a Milano, dove conobbe, diventandone amico, Alessandro Manzoni (1785-1873). È l’occasione per stringere amicizie importanti come quella del conte politico e benefattore Giacomo Mellerio (1777-1847). A casa del conte, nel 1827, Rosmini incontrerà un religioso tedesco, don Giovanni Battista Loewenbruck (1795-1876), il quale voleva istituire una società di sacerdoti. Fu scelto il luogo: il monte Calvario a Domodossola.

Le fondazioni

Nel 1828 Rosmini fonda l’Istituto della Carità e nel 1832 le Suore della Provvidenza, dette poi rosminiane. Istituti che seguono i tre principi della Carità universale che per il Rosmini sono quello spirituale che prevede la salvezza dell’uomo, attraverso l’annuncio e i sacramenti, intellettuale che serve a liberare l’uomo dall’ignoranza e ricondurlo alla verità, e infine temporale che sono rivolti ai bisogni della fame e della salute.

Rosmini al servizio degli umili

Nel 1834, il vescovo di Trento, lo nomina parroco della chiesa Arcipretale di S. Marco a Rovereto, e Rosmini, in quel periodo, istituisce una scuola serale per gli operai, aiuta le famiglie più bisognose e organizza anche una catechesi domenicale. Tra le sue tante tesi filosofiche si schierò apertamente contro il pensiero illuminista e contro la dottrina del sensismo, che riportava ogni contenuto e la stessa azione del conoscere al sentire. Inoltre il Rosmini sosteneva l’inalienabilità dei diritti naturali della persona, fra i quali quelli della proprietà privata, che lo portarono ad entrare in polemica con le ideologie socialista e comunista.

Essere buoni cristiani

Autore di molti scritti, ricordiamo tra i tanti “Le cinque piaghe della Santa Chiesa”, nel quale affronta la separazione tra clero e fedeli durante le funzioni liturgiche, e il “Nuovo saggio sull’origine delle idee”, nella quale sosteneva che l’essere è la forma originaria della mente ed è impressa nell’uomo da Dio. Nelle “Massime di perfezione cristiana”, Rosmini insegna il metodo non solo per diventare buoni cristiani e diventare santi, ma aiuta l’uomo a riflettere sul senso autentico dell’esistenza nei propri doveri quotidiani. Ritiratosi a Stresa sul lago Maggiore, morirà il 1° luglio del 1855, lasciando all’amico Alessandro Manzoni un testamento spirituale composto di tre semplici verbi all’infinito: Adorare, Tacere, Godere.

Fede e ragione

Il suo corpo riposa a Stresa, nella chiesa adiacente il Collegio, già sede del noviziato. Clemente Rebora (1885-1957) poeta e scrittore così definì il Rosmini: “Quel gran genio che s’annientò nel Cristo”. Il beato Antonio Rosmini rimane un punto di riferimento per la sua capacità di mettere insieme e coniugare allo stesso tempo fede e ragione, e per il suo costante impegno verso uno sviluppo sociale che non deve trascurare assolutamente la dimensione spirituale dell’uomo.