Caucaso, Ucraina, Marche: la preghiera del Papa per chi soffre

Papa Angelus

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Una preghiera per chi soffre. Per coloro che patiscono direttamente gli effetti di guerre, devastazioni, errori. Nell’Angelus domenicale, Papa Francesco non dimentica le popolazioni sofferenti, vessate da conflitti o feriti da devastazioni: “Sono addolorato per i recenti combattimenti tra l’Azerbaigian e l’Armenia. Esprimo la mia spirituale vicinanza alle famiglie delle vittime, ed esorto le parti a rispettare il cessate-il-fuoco, in vista di un accordo di pace”. E non dimentica l’Ucraina: “La pace è possibile quando tacciono le armi e incomincia il dialogo! E continuiamo a pregare per il martoriato popolo ucraino e per la pace in ogni terra insanguinata dalla guerra”.

La preghiera del Santo Padre, però, si estende anche alla popolazione delle Marche, nuovamente colpita da una devastante alluvione: “Desidero assicurare la mia preghiera per le popolazioni delle Marche colpite da una violenta inondazione. Prego per i defunti e per i loro familiari, per i feriti e per chi ha subito gravi danni. Il Signore dia forza a quelle comunità”.

L’Angelus del Papa

Nella sua riflessione sulla liturgia odierna, il Pontefice indica la parabola narrata da Gesù come “una storia di corruzione”. Incentrata su un amministratore disonesto che, scoperto dal suo padrone, usa la furbizia per venirne fuori. “Gesù prende spunto da questa storia per lanciarci una prima provocazione: ‘I figli di questo mondo – dice – verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce’. Capita cioè che, chi si muove nelle tenebre, secondo certi criteri mondani, sa cavarsela anche in mezzo ai guai, sa essere più furbo degli altri”. Noi, come discepoli di Cristo, a volte siamo addormentati o ingenui: “Non sappiamo prendere l’iniziativa per cercare vie d’uscita nelle difficoltà. Per esempio, penso ai momenti di crisi personale, sociale, ma anche ecclesiale: a volte ci lasciamo vincere dallo scoraggiamento, o cadiamo nella lamentela e nel vittimismo”.

Un invito alla comprensione

L’invito di Gesù è alla comprensione di come si possa “anche essere scaltri secondo il Vangelo, essere svegli e attenti per discernere la realtà, essere creativi per cercare soluzioni buone, per noi e per gli altri”. Ma c’è anche un ulteriore insegnamento, volto al discernimento sul buon uso dei beni: “Per ereditare la vita eterna, cioè, non serve accumulare i beni di questo mondo, ma ciò che conta è la carità che avremo vissuto nelle nostre relazioni fraterne. Ecco allora l’invito di Gesù. Non usate i beni di questo mondo solo per voi stessi e per il vostro egoismo. Servitevene per generare amicizie, per creare relazioni buone, per agire nella carità, per promuovere la fraternità ed esercitare la cura verso i più deboli”.

La scaltrezza del Vangelo

Anche oggi esistono condotte disoneste e inique, “egoismi che dominano le scelte dei singoli e delle istituzioni, e tante altre situazioni oscure. Ma a noi cristiani – conclude il Papa – non è permesso scoraggiarci o, ancora peggio, lasciar correre, restare indifferenti. Al contrario, siamo chiamati ad essere creativi nel fare il bene, con la prudenza e la scaltrezza del Vangelo, usando i beni di questo mondo – non solo quelli materiali, ma tutti i doni che abbiamo ricevuto dal Signore – non per arricchire noi stessi, ma per generare amore fraterno e amicizia sociale”.

 

Damiano Mattana: