“Giovedì prossimo celebreremo la solennità dell’Immacolata: alla sua intercessione affidiamo la nostra preghiera per la pace, specialmente per il martoriato popolo ucraino”. Lo ha detto papa Francesco al termine dell’Angelus in Piazza San Pietro. Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana.
L’Angelus del Papa
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Oggi, seconda domenica di Avvento, il Vangelo della Liturgia ci presenta la figura di Giovanni Battista. Il testo dice che «portava un vestito di peli di cammello», che «suo cibo erano locuste e miele selvatico» (Mt 3,4) e che invitava tutti alla conversione: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!» (v. 2). Insomma un uomo austero e radicale, che a prima vista può apparirci persino duro e incutere un po’ di timore. Ma allora ci chiediamo: perché la Chiesa lo propone ogni anno come principale compagno di viaggio durante il tempo di Avvento? Cosa si nasconde dietro la sua severità, dietro la sua apparente durezza? Qual è il segreto di Giovanni? In realtà il Battista, più che un uomo duro, è un uomo allergico alla doppiezza. Ad esempio, quando si avvicinano a lui farisei e sadducei, noti per la loro ipocrisia, la sua “reazione allergica” è molto forte! Alcuni di loro, infatti, probabilmente andavano da lui per curiosità o per opportunismo, perché Giovanni era diventato molto popolare.
Quei farisei e sadducei si sentivano a posto e, di fronte all’appello sferzante del Battista, si giustificavano dicendo: «Abbiamo Abramo per padre» (v. 9). Così, tra doppiezze e presunzione, non coglievano l’occasione di grazia, l’opportunità di cominciare una vita nuova. Perciò Giovanni dice loro: «Fate frutti degni di conversione!» (v. 8). È un grido di amore, come quello di un padre che vede il figlio rovinarsi e gli dice: “Non buttare via la tua vita!”. In effetti, l’ipocrisia è il pericolo più grave, perché può rovinare anche le realtà più sacre. Per questo il Battista – come poi anche Gesù – è duro con gli ipocriti, per scuoterli. Invece quelli che si sentivano peccatori «accorrevano a lui e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare» (v. 5).
È così: per accogliere Dio non importa la bravura, ma l’umiltà; bisogna scendere dal piedistallo e immergersi nell’acqua del pentimento. Cari fratelli e sorelle, Giovanni, con le sue “reazioni allergiche”, ci fa riflettere. Non siamo anche noi a volte un po’ come quei farisei? Magari guardiamo gli altri dall’alto in basso, pensando di essere migliori di loro, di tenere in mano la nostra vita, di non aver bisogno ogni giorno di Dio, della Chiesa, dei fratelli.
L’Avvento è un tempo di grazia per toglierci le nostre maschere e metterci in coda con gli umili; per liberarci dalla presunzione di crederci autosufficienti, per andare a confessare i nostri peccati e accogliere il perdono di Dio, per chiedere scusa a chi abbiamo offeso. Così comincia una vita nuova. E la via è una sola, quella dell’umiltà: purificarci dal senso di superiorità, dal formalismo e dall’ipocrisia, per vedere negli altri dei fratelli e delle sorelle, dei peccatori come noi, e in Gesù il Salvatore che viene per noi, così come siamo, con le nostre povertà, miserie e difetti, soprattutto con il nostro bisogno di essere rialzati, perdonati e salvati.
E ricordiamoci ancora una cosa: con Gesù la possibilità di ricominciare c’è sempre. Sempre! Egli ci aspetta e non si stanca mai di noi. Sentiamo rivolto a noi il grido di amore di Giovanni a tornare a Dio e non lasciamo passare questo Avvento come i giorni del calendario, perché è un tempo di grazia per noi, adesso, qui! Maria, l’umile serva del Signore, ci aiuti a incontrare Lui e i fratelli sulla via dell’umiltà.
Fonte: Ansa