Per raggiungere la felicità è necessario “realizzare il progetto che Gesù ha annunciato nel ‘Discorso della montagna’”, ovvero “fidarsi di Dio. In tanti che noi credevamo amici, ci hanno deluso; Dio mai delude!”. Così Papa Francesco, affacciandosi dallo studio del Palazzo Apostolico per la preghiera dell’Angelus, commenta il brano evangelico di questa VIII domenica del Tempo Ordinario. Davanti a una piazza San Pietro gremita di pellegrini e riscaldata da un sole primaverile, Bergoglio sottolinea quanto sia importante fidarsi di Dio che è “Padre, amico e alleato fedele” di ogni uomo.
“Non preoccupiamoci del domani”
L’evangelista Matteo, presenta “un forte richiamo a fidarsi di Dio, il quale si prende cura degli esseri viventi nel creato. Egli provvede il cibo a tutti gli animali, si preoccupa dei gigli e dell’erba del campo (cfr Mt 6,24-34). Con i suoi occhi “veglia quotidianamente sulla nostra vita”, che scorre “sotto l’assillo di tante preoccupazioni”. Queste “rischiano di togliere serenità ed equilibrio” alla nostra esistenza. Eppure “quest’angoscia è spesso inutile, perché non riesce a cambiare il corso degli eventi”. Ecco allora l’esortazione di Gesù “a non preoccuparci del domani, ricordando che al di sopra di tutto c’è un Padre amoroso che non si dimentica mai dei suoi figli. Affidarsi a Lui non risolve magicamente i problemi – sottolinea il Pontefice -, ma permette di affrontarli con l’animo giusto: ‘Sono coraggioso perché mi affido al mio Padre che ha cura di tutto e che mi vuole tanto bene'”.
“Dio: padre, amico e alleato fedele”
“Dio non è un essere lontano e anonimo – aggiunge Bergoglio -: è il nostro rifugio, la sorgente della nostra serenità e della nostra pace. È la roccia della nostra salvezza, a cui possiamo aggrapparci nella certezza di non cadere”. Lui è “la nostra difesa dal male, sempre in agguato”. Ma Dio è per noi anche un grande “amico, l’alleato, il padre”, eppure “non sempre ce ne rendiamo conto”. Più che fare affidamento al padre, “preferiamo appoggiarci a beni immediati che noi possiamo toccare, beni contingenti, dimenticando, e a volte rifiutando, il bene supremo, cioè l’amore paterno di Dio”. In un’epoca “di orfanezza” è importante “sentirlo Padre”.
“Dio non delude mai”
Andando alla continua e ossessiva ricerca di beni e ricchezze materiali, “ci allontaniamo dall’amore di Dio”. Ma questa “è una ricerca affannosa è illusoria”, nonché “motivo di infelicità”. A dirlo è lo stesso Gesù, che “dona ai suoi discepoli una regola di vita fondamentale: ‘Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio'”. Ciò consiste nel “realizzare il progetto annunciato nel ‘Discorso della montagna’, fidarsi di Dio che non delude, mai delude”, sottolinea il Papa. Compito del cristiano, dunque, è quello di “darsi da fare come amministratori fedeli dei beni che Lui ci ha donato, anche quelli terreni, ma senza ‘strafare’ come se tutto, anche la nostra salvezza, dipendesse solo da noi”. Questo implica anche una scelta di vita chiara, “che il brano odierno indica con precisione: ‘Non potete servire Dio e la ricchezza’”. O “gli idoli affascinanti ma illusori”. Questa “scelta” si ripercuote poi in tanti nostri gesti. Va fatta “in modo netto” e innovata continuamente, “perché le tentazioni di ridurre tutto a denaro, piacere e potere sono incalzanti”.
Sperare in Dio
Onorare questi idoli “porta a risultati tangibili anche se fugaci”, prosegue Papa Francesco. Al contrario, “scegliere per Dio e per il suo Regno non sempre mostra immediatamente i suoi frutti. È una decisione che si prende nella speranza e che lascia a Dio la piena realizzazione”. Infatti, “la speranza cristiana è tesa al compimento futuro della promessa del Padre e non si arresta di fronte ad alcuna difficoltà, perché è fondata sulla fedeltà di Dio, che mai viene meno. Dio è padre, amico e alleato fedele”. Invocando l’aiuto della Vergine Maria, il Pontefice sottolinea, ancora una volta, l’importanza di affidarsi “all’amore e alla bontà del Padre celeste”. Questo, infatti, “è il presupposto per superare i tormenti e le avversità della vita”.
I saluti
Dopo la preghiera dell’Angelus, nel salutare i tanti pellegrini giunti a Roma da ogni parte d’Italia e del mondo, il Papa nomina il gruppo “venuto in occasione della ‘Giornata delle malattie rare’ (quest’anno il 28 febbraio ndr): grazie, grazie a voi per tutto quello che fate. Auspico che i pazienti e le loro famiglie siano adeguatamente sostenuti nel non facile percorso, sia a livello medico che legislativo”. Quindi, prima fare rientro a Santa Marta, il suo peculiare saluto: “Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.