Il Signore vuole istruire i suoi discepoli sugli eventi futuri”: questo il senso del passo evangelico sul quale Papa Francesco ha incentrato l'Angelus domenicale. Non un discorso sulla fine del mondo ma “piuttosto l’invito a vivere bene il presente, a essere vigilanti e sempre pronti per quando saremo chiamati a rendere conto della nostra vita”. Gesù dice che “in quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo”. Ma, spiega il Santo Padre, “la luce che in quel giorno ultimo risplenderà sarà unica e nuova: sarà quella del Signore Gesù che verrà nella gloria con tutti i santi. In quell’incontro vedremo finalmente il suo volto nella piena luce della Trinità; un Volto raggiante d’amore, di fronte al quale apparirà in totale verità anche ogni essere umano”.
Un principio fondamentale
Non è possibile ridurre la storia dell'umanità a “un semplice susseguirsi di parole e di fatti che non hanno un senso. Non può essere neppure interpretata alla luce di una visione fatalistica, come se tutto fosse già prestabilito secondo un destino che sottrae ogni spazio di libertà, impedendo di compiere scelte che siano frutto di una vera decisione”. Al contrario, nel brano evangelico “Gesù dice che la storia dei popoli e quella dei singoli hanno un fine e una meta da raggiungere: l’incontro definitivo con il Signore. Non conosciamo il tempo né le modalità con cui avverrà”. Eppure di qualcosa siamo a conoscenza, “un principio fondamentale con il quale dobbiamo confrontarci: 'Il cielo e la terra passeranno ma le mie parole non passeranno'”. Sarà in quel giorno che “ognuno di noi dovrà comprendere se la Parola del Figlio di Dio ha illuminato la propria esistenza personale, oppure se gli ha voltato le spalle preferendo confidare nelle proprie parole. Sarà più che mai il momento in cui abbandonarci definitivamente all’amore del Padre e affidarci alla sua misericordia”.
Un momento al quale nessuno può sfuggire, nemmeno se riteniamo di utilizzare “la furbizia, che spesso mettiamo nei nostri comportamenti per accreditare l’immagine che vogliamo offrire” perché “non servirà più”, così come “la potenza del denaro e dei mezzi economici”: con noi, non “avremo nient’altro che quanto abbiamo realizzato in questa vita credendo alla sua Parola: il tutto e il nulla di quanto abbiamo vissuto o tralasciato di compiere. Con noi soltanto porteremo quello che abbiamo donato”.