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All’ateneo Anselmianum la presentazione del libro “Il monastero come azienda”

San Benedetto, il monachesimo e la Regola che ha accompagnato, per millenni, l’ordine domenicano, contraddistinguendo il suo operato dalla disgregazione dell’Impero romano d’Occidente ai giorni nostri. Il volume “Il monastero come azienda” che verrà presentato all’Ateneo pontificio Anselmianum, a firma del giornalista Alessandro Paglia, racchiude non solo una panoramica sull’attività dei monaci da San Benedetto in poi, ma anche sul connubio tra la spiritualità della Regola e l’attuale organizzazione del lavoro nella società moderna. Alla presentazione, il prossimo 20 maggio, interverranno l’autore, padre Bernard Sawicki osb, Giorgio Paglia editore e consulente aziendale, Giovanni Scanagatta segretario generale UCID, Nuccio Fava (presidente Age) e p. Gregory Polan, primate dei frati benedettini.

 La Regola di San Benedetto

La preghiera e il lavoro scandiscono le ore dei monaci benedettini. La regola dettata da San Benedetto da Norcia nel VI secolo continua ad essere “lo statuto aziendale” dei monasteri che operano per la diffusione del cristianesimo nel mondo attraverso la promozione dell’uomo come riferimento e perno di ogni attività civile. Le testimonianze storiche del contributo benedettino offerto alla società sono innumerevoli: il valore di esse, soprattutto per l’Europa, è incalcolabile. La letteratura su San Benedetto e sul monachesimo occidentale è poi vastissima. Negli ultimi anni si sta delineando un interesse sui valori etici e spirituali delle figure del monaco e dell’abate. I saggi scritti sono molti: in modo preponderante essi privilegiano l’importanza delle virtù per definire una possibile leadership cristiana secondo San Benedetto. A integrazione e complemento di questa letteratura si presenta ora, in modo unico e inconsueto, il lungo saggio del manager-giornalista Alessandro Paglia: “Il monastero come azienda”. L’autore cambia il punto di vista di lettura della Regola affrontando e illustrando per la prima volta il tema della struttura organica e funzionale del monastero con l’applicazione del rapporto organizzazione-strategia cosi come esso vive con San Benedetto.

L’importanza del monastero

Nei primi capitoli il libro presenta la vita di San Benedetto, inquadrata nello sfacelo della società a seguito della caduta dell’impero romano (476 d.C.) e la calata dei goti in Italia con le conseguenti guerre gotico-bizantine. I primi monasteri fondati da San Benedetto, a Subiaco e poi a Montecassino, appaiono come ancore di salvezza per la popolazione, fuggiasca e abbandonata, e sono pienamente in linea con le direttive di soccorso ai bisognosi impartite dai pontefici a partire da papa Simmaco (497 d.C ). I monasteri trasformati da San Benedetto diventano presidi sicuri di lavoro, con le nuove norme di aggregazione che recuperano la cultura militare romana sia nella costruzione degli edifici che con le idee di funzionamento: si veda il recupero di fortini e di ville romane con l’edificio della chiesa in centro; l’organizzazione gerarchica del monastero resa flessibile; il modo “partecipato” di decidere dell’abate. Questi assunti diverranno, nel tempo, formule strategiche di successo e faranno dei monasteri dei sistemi sociali di prim’ordine soprattutto in Europa. L’autore riporta al riguardo alcuni esempi significativi.

L’abate “manager”

Dopo l’illustrazione delle origini della Regola, Paglia passa poi a spiegare l’attualità del dettato benedettino confrontandolo con le teorie moderne della organizzazione del lavoro nate con Taylor all’inizio del secolo scorso. Così si scopre come i quattro doveri e le dieci esortazioni dell’abate come “manager”, le sei direttive dell’abate-imprenditore e il costruire alla romana degli abati-ingegneri con riferimento al pretorio, contengano il meglio di tutte le forme o teorie dell’organizzazione sviluppatesi fino a oggi: la Regola le comprende tutte con il primato dell’uomo sempre al centro di ogni attività. Con questo tipo di lettura, la figura dell’abate “manager” ne esce completata con le attività di costruttore e di imprenditore. Come pure viene approfondita la figura del monaco-lavoratore con il suo impegno giornaliero, ripartito con otto ore dedicate alla preghiera, otto al lavoro e otto al riposo che Paglia chiama “la regolarità del 3 per 8”. Se aggiungiamo a essi la parte spirituale (l’abate come rappresentante di Cristo, padre del monastero, pastore di anime, maestro e giudice, dispensatore della casa di Dio, sollecito e amoroso verso i fratelli, e il monaco come innamorato di Cristo) le figure dell’abate e del monaco diventano ammirabili. J. L. Borges ha scritto di loro: “Sono personaggi eterni”.

“Un passo avanti”

Dall’attualità all’originalità. Nell’ultimo capitolo del libro l’autore riassume la Regola con un ideogramma grafico che riporta quattro pilastri (struttura, procedure, comportamento e relazioni umane) legati tra loro dal sistema dell’obbedienza e sui quali poggia la cupola dell’ordine. Una sintesi che è accompagnata da riflessioni che, dapprima, spostano la ragione verso la fede (dialogo in cui Tertullio ricorda che San Benedetto chiudeva le sue lezioni ai monaci con le parole di Sant’Agostino “ricordatevi, fratelli, che Dio ama l’ordine perché egli è ordine”) e poi verso la scienza, con molteplici cenni sull’importanza del trinomio “ordine – organizzazione – obbedienza” nella fisica, nell’architettura, nell’arte, nell’economia, nella filosofia e nella sociologia. Millecinquecento anni fa, San Benedetto vedeva cose che gli altri non vedevano: innovava, creava. Il primate emerito Notker Wolf, nella sua prefazione, sottolinea questo aspetto del libro: “L’autore ha sempre sullo sfondo il tema dell’importanza dell’ordine, perché Benedetto resta un vero romano , segnato dal principio ‘serva ordinem et ordo te servabit’“, concludendo che “rispetto ai molti libri scritti su Benedetto e la Regola, Paglia fa un passo avanti”.

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