Un’altra vittima delle persecuzioni in Pakistan, riferisce la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), è riuscita a scappare. Attualmente è in compagnia della famiglia e della sua avvocata, Tabassum Yousaf, patrocinante presso l’Alta Corte del Sindh. Meerab Mohsin è una sedicenne cristiana pachistana di Orangi Town. Città situata nella parte nord-occidentale di Karachi. La minorenne è stata vittima di violenza sessuale, finalizzata a un matrimonio forzato. E di conversione forzata alla religione del presunto responsabile di tale violenza, Noman Abbas. Quest’ultimo ha precedenti penali per reati analoghi. Avendo già venduto due ragazze del Punjab dopo aver contratto matrimonio con loro. Meerab Mohsin sarebbe stata costretta al matrimonio nel medesimo Punjab.
Sos radicalizzazione
Allarme-persecuzioni in Pakistan. Sos all’agenzia missionaria vaticana Fides di Joseph Jansen, presidente di “Voice for Justice” (VFJ). L’organizzazione pakistana è impegnata per i diritti umani e la libertà religiosa. “La condizione della libertà religiosa in Pakistan desta preoccupazione– denuncia Joseph Jansen-. Assistiamo a dozzine di episodi di violenza della folla. All’uso improprio delle leggi sulla blasfemia. Conversioni forzate. E profanazione dei luoghi di culto. La violenza in nome della religione è in aumento. A causa della mancanza della capacità del governo di fermare la radicalizzazione. E l’estremismo religioso. Nonostante il Piano d’azione nazionale per la lotta al terrorismo”. Accanto a “Voice for Justice”, diverse associazioni della società civile si sono espresse. Il Pakistan “non ha adottato misure efficaci per affrontare le violazioni della libertà religiosa. Incluse la violenza della folla e le uccisioni extragiudiziali nel nome di religione”.
Persecuzioni in Pakistan
Condividendo queste preoccupazioni, la società civile esorta il governo. A introdurre misure per prevenire atti di discriminazione e violenza contro le comunità religiose. E ad adottare riforme politiche per promuovere la tolleranza e la diversità. Afferma Jansen: “Serve l’azione tempestiva delle forze dell’ordine. Nei casi relativi ad accuse di blasfemia. Ciò può aiutare a prevenire la violenza della folla. E a salvare vite umane. Ma questo è possibile solo se la polizia assolve al suo compito di mantenere la legge e l’ordine. E di proteggere gli accusati dalle uccisioni extragiudiziali”. Insomma per garantire la libertà religiosa lo Stato deve fermare le persecuzioni. E prosciugare l’area grigia dell’omertà e delle complicità che perpetua le ingiustizie.