Il parroco di Aleppo, padre Bahjat Karakash, ha raccontato il Natale dei cristiani in Siria ed ha auspicato un nuovo inizio per il Paese, nel segno della pace.
Le celebrazioni
Il Natale in Siria è stato celebrato “tra le rassicurazioni delle nuove autorità che noi cristiani possiamo continuare a praticare le nostre usanze, e alcune azioni chiaramente anticristiane accadute qua e là”. Lo racconta il parroco di Aleppo, padre Bahjat Karakash. “Il quadro sul territorio siriano resta disomogeneo: qui ad Aleppo – riferisce il francescano all’ANSA – l’unica variabile è stata l’anticipazione degli orari delle messe, in modo che la gente possa tornare a casa non troppo tardi, visto che la notte potrebbe essere sempre più pericolosa, soprattutto quando manca la corrente elettrica e le strade si svuotano e sprofondano nel buio e nel silenzio”. “Durante le nostre celebrazioni, le chiese erano piene di fedeli, come ogni anno, mentre una presenza massiccia di agenti di sicurezza e uomini armati hanno protetto i nostri quartieri. Questo è stato un buon segno di disponibilità delle autorità civili a vigilare sulla sicurezza, e grazie a Dio nessun incidente è stato registrato”, racconta ancora il parroco siriano.
Le manifestazioni
Padre Karakash ricorda l’episodio accaduto a Skelbiye (una città di maggioranza cristiana ortodossa) “dove era allestito un albero di Natale, e alcuni giovani fanatici, di nazionalità non siriana, gli hanno dato fuoco”. Poi “a Damasco, una manifestazione di cristiani arrabbiati hanno chiesto al patriarca greco-ortodosso di intervenire a favore del suo popolo, non solo in riferimento a quanto era accaduto a Skelbiye, ma in seguito alle notizie giunte da Maaloula, il villaggio che parla ancora l’aramaico, che raccontano azioni anticristiane e minacce di vendetta. Ma queste azioni inquietanti non riguardano solo noi cristiani, infatti ieri a Tartus, una città costiera c’è stato un attentato contro le forze dell’ordine, in cui hanno perso la vita quattordici persone; mentre a Homs c’è stata una rissa tra due manifestazioni a sfondo confessionale”.
Gli auspici
Per il parroco di Aleppo “mentre il nostro Paese si incammina verso una vera rinascita, si teme l’intrusione di quelle forze che sono interessate a destabilizzare la Siria”. “Durante l’omelia della messa di vigilia del Natale, ho cercato di incoraggiare i fedeli ad un atteggiamento di speranza, in questo nuovo anno giubilare, e quindi a guardare e diffondere le buone notizie, quei segni, pur fragili, della grazia di Dio che opera in noi: giovani musulmani hanno aiutato a riparare i danni recati all’albero di Natale a Skelbiye e ad una chiesa a Hama; altri ci hanno dato una mano ad allestire il nostro presepe ad Aleppo, ed un signore, anch’egli musulmano, ha donato i fiori per abbellire l’altare in questi giorni di festa”.
Un segno di pace
“Un altro segno forte sarà la messa del primo gennaio, nella giornata mondiale per la pace, che il nostro vescovo, mons. Hanna Jallouf presiederà, nella chiesa parrocchiale a Knaye, il villaggio di cui è rimasto parroco per oltre vent’anni, quel villaggio che è stato, insieme a Yaqubiye, un simbolo della resistenza pacifica dei cristiani, che hanno conservato la fede e l’attaccamento alla loro terra durante gli anni bui di feroce persecuzione. Oggi, questo villaggio sarà simbolo di un inizio nuovo, nel segno della pace”, conclude il sacerdote.
Fonte: Ansa