Un'organizzazione prima di tutto pastorale ma che riesce a mettere in campo azioni molto concrete di sostegno e supporto ai cristiani che si trovano in difficoltà o addirittura sono perseguitati. La Fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre ha presentato il suo rapporto annuale e i progetti messi in campo nel 2017. Le offerte raccolte ammontano a 124.057.414 euro da parte di circa 368.000 benefattori in tutto il mondo, grazie al lavoro svolto dalle 23 sedi nazionali e dalla sede internazionale. La raccolta ha permesso di realizzare 5.357 progetti in 149 Paesi, ben 54 interventi in più rispetto al 2016.
Alla presentazione hanno partecipato il presidente di Acs Italia, Alfredo Mantovano, e il direttore Alessandro Monteduro, insieme al cardinale Mauro Piacenza, presidente internazionale di Acn (Aid Church in need) e a Thomas Heine-Geldern, presidente esecutivo della Fondazione. Come ha spiegato il porporato, ricostruendo le origini di Acs dal 1947 dietro la spinta di Pio XII, la Fondazione “è un'opera di Chiesa, non un ufficio. Per questo il suo personale è specializzato ma non burocratizzato: si corre là dove Dio piange“.
Sostenere la speranza
Nel suo saluto, Mantovano ha ricordato la grande attenzione del Papa per il Medio Oriente e le Chiese che vivono situazioni difficili, come dimostra anche la recente nomina cardinalizia del Patriarca caldeo, Sako e dell'arcivescovo pakistano di Karachi, Coutts. “Acs – ha sottolineato – accanto alla ricostruzine materiale vuole sostenere la speranza dei cristiani di poter restare nelle loro città e di praticare la propria fede. Di fronte a fatti tristemente noti e dolorosi ognuno si chiede cosa può fare. Eco, Acs cerca di rispondere, insieme a tante altre realtà, a questa domanda. Per questo il report non è fatto di parole ma di cose concrete realizzate grazie alla generosità di tanti benefattori”.
Tre pilastri
E' toccato a Heine-Geldern illustrare i dati del rapporto, non senza aver prima ricordato i tre “pilastri” su cui si fonda Acs: preghiera, informazione e azione. Come negli ultimi anni gran parte delle offerte è stata devoluta a progetti in Africa (29.5%) e in Medio Oriente (21,2%). La regione mediorientale ha visto un importante aumento degli aiuti nel corso degli ultimi anni. Dall’inizio delle cosiddette primavere arabe nel 2011, infatti, la Fondazione pontificia ha qui realizzato interventi per un totale di 75 milioni di euro, di cui 17 milioni nel solo 2017.
Gli aiuti
In particolare in Iraq sono stati realizzati interventi per ben 9.290.499 euro (dal 2011 al 2017 sono stati donati oltre 32 milioni) molti dei quali devoluti al Piano Marshall per la ricostruzione dei villaggi cristiani nella Piana di Ninive distrutti dallo Stato Islamico. Anche grazie a questo sotegno 8768 famiglie su 19.452 sono potute tornare nelle loro case. Nella classifica dei beneficiari, dopo l’India (5.858.890 euro), troviamo al terzo posto un altro Paese mediorientale, la Siria che lo scorso anno ha ricevuto 5.751.151 euro. Seguono poi Ucraina (4,7 milioni di euro circa), Brasile (3,88 milioni di euro circa) e Repubblica Democratica del Congo (3,42 milioni di euro circa). Per quanto riguarda le aree di intervento, si confermano al primo posto i progetti di costruzione e ricostruzione (32,8% degli aiuti), con ben 1.212 tra cappelle, chiese, conventi, seminari e centri pastorali edificati o restaurati. Seguono gli aiuti umanitari e di emergenza (15,7%), una parte dell’impegno Acs che si amplia di anno in anno, e le intenzioni di Sante Messe (15,4%). Nel 2017 hanno beneficiato di questo particolare sostegno, fondamentale in aree povere in cui i sacerdoti non possono contare su nessun altra forma di sussistenza, 40.383 sacerdoti e religiosi – uno ogni 10 nel mondo – che hanno celebrato 1.504.105 Sante Messe secondo le intenzioni dei benefattori di Acs, ovvero una Santa Messa ogni 21 secondi.
Sostegno a religiosi e seminaristi
Importante anche il supporto alla formazione dei seminaristi: sono stati 13.643 quelli aiutati nel 2017, e quindi uno ogni 9 nel mondo. Acs ha inoltre provveduto al sostentamento di 12.801 religiose, ovvero una ogni 52 nel mondo, con un incremento di oltre il 15% rispetto al 2016. Su questo aspetto si è soffermato anche Heine-Geldern, sottolineando come spesso gli istituti di vita contemplativa aiutati non abbiano altra forma di sostentamento. Oltre al supporto fornito ai seminaristi, proprio a rimarcare l'azione pastorale di Acs, va sottolineato il sostegno a catechesi e opere di evangelizzazione, anche attraverso libri e pubblicazioni religiose, nelle Chiese più povere e perseguitate.
Donazioni in crescita
In questo quadro è stato estremamente rilevante il sostegno dei benefattori italiani. “Nel 2007 – ha spiegato Monteduro – 30 italiani su 100 facevano donazioni” alle più diverse associazioni e ong. Lo scorso anno il numero è sceso a 18. In questo quadro Acs è in controtendenza e ha visto un incremento di circa il 9% della raccolta, che ha raggiunto quota 3.679.035 euro mentre il numero dei benefattori italiani è passato dai 10.949 del 2016 ai 13.012 dello scorso anno. Da sottolineare la trasparenza della gestione (da domani il bilancio con le opere realizzate sarà interamente sul sito) con tanto di doppia certificazione.
L'incontro di Bari
Il cardinale Piacenza ha anche ricordato il prossimo incontro per la pace e i cristiani perseguitati in Medio Oriente con il Papa a Bari. “Un incontro squisitamente di preghiera – ha detto – che dunque va visto sotto il profilo ecclesiale. E' l'azione più forte che può fare la Chiesa, che non si affida solo agli uomini ma chiede l'aiuto di Dio. Cosa ci possiamo aspettare? Un'azione coordinata e unitaria. E' quello a cui penso anche quando parlo di ecumenismo: la cosa più importante non è sceverare le differenze teologiche, che si farà nelle sedi e nei tempi opportuni, ma un'operatività pratica nella testimonianza, segno nel mondo di una dottrina più alta. Molte cose si possono fare insieme, per esempio nel rispetto della vita e per la pace, non in una visione pacifista ma cristiana. Spesso si fanno marce ma non ci sono contenuti, c'è folklore… Ecumenismo nella pratica – ha concluso – che precede e prepara quello intellettuale”.