AI RELIGIOSI: “PROGREDIRE È ABBASSARSI NEL SERVIZIO. CON GIOIA E CREATIVITÀ”

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“Per un religioso progredire è abbassarsi nel servizio. Un cammino come quello di Gesù, che non ritenne un privilegio l’essere come Dio”. E’ quanto affermato da Papa Francesco durante l’omelia pronunciata nella Basilica Vaticana oggi, festa della Presentazione del Signore e Giornata della Vita Consacrata. Il vescovo di Roma ha meditato sull’immagine della presentazione di Gesù al tempio con Maria che entra con il Bambino in braccio: “La Madonna cammina, ma è il Figlio che cammina prima di Lei. Lei lo porta, ma è Lui che porta lei in questo cammino di Dio che viene a noi affinché noi possiamo andare da Lui”. Chi segue Gesù, ha spiegato, “si mette nella via dell’obbedienza”, “abbassandosi e facendo propria la volontà del Padre, anche fino all’annientamento e all’umiliazione di se stesso”.

Mediante la “legge” di “abbassarsi servendo” i consacrati “possono raggiungere la sapienza, che non è una attitudine astratta ma opera e dono dello Spirito Santo. E il segno evidente di tale sapienza è la gioia”. “Nel racconto della presentazione di Gesù – ha continuato – la sapienza è rappresentata dai due anziani, Simeone e Anna”, che “creano anche una sorta di liturgia attorno al Bambino che entra nel tempio: Simeone loda il Signore e Anna ‘predica’ la salvezza”. Il Papa ha osservato come sia curioso il fatto che in questa situazione “non sono i giovani i creativi, ma gli anziani”. “A volte Dio può dare il dono della saggezza a un giovane – ha soggiunto – ma sempre attraverso la via dell’obbedienza e della docilità allo Spirito”.

“Attraverso il cammino perseverante nell’obbedienza – ha sottolineato – matura la sapienza personale e comunitaria, e così diventa possibile anche adattare le regole ai tempi: il vero ‘aggiornamento’, infatti, è opera della sapienza, forgiata nella docilità e obbedienza”. Il Pontefice ha concluso denotando “che attraverso questo cammino, siamo preservati dal vivere la nostra consacrazione in maniera light e disincarnata, come fosse una gnosi, che ridurrebbe la vita religiosa a una ‘caricatura’, nella quale si attua una sequela senza rinuncia, una preghiera senza incontro, una vita fraterna senza comunione, un’obbedienza senza fiducia, una carità senza trascendenza”.

Stefano Cicchini: