Allarme della Chiesa per la situazione nel piccolo Stato dell’Africa australe di Eswantini (già Swaziland). Dopo l’appello di Papa Francesco alla riconciliazione, l’Onu chiede “indagini tempestive. Trasparenti. Efficaci, Indipendenti. E imparziali”. Su tutte le accuse di violazioni dei diritti umani. Comprese quelle commesse dalla polizia. Nel contesto di manifestazioni”. Affinché “i responsabili siano tenuti a risponderne“.
Africa senza pace
I leader delle confessioni cristiane di Eswantini si chiedono quali sono le cause della crisi. E sottolineano: “Se la maggior parte dei saccheggi sono opera dei manifestanti. La polizia si è resa responsabili di uccisioni extragiudiziarie. Di arresti arbitrari e torture. Abbiamo raccolto testimonianze di persone che sono state rapite dalle loro case da agenti di sicurezza. E i parenti le stanno ancora cercando”.
Dialogo
“Nessuno da solo ha la soluzione per uscire dalla crisi”, affermano all’agenzia vaticana “Fides” i leader cristiani. Indicando la strada del dialogo come unica via. Per trovare una soluzione di compromesso. In grado di essere accettata da tutte le parti. L’esplosione di violenze nel regno di Eswatini è profondamente preoccupante. I rapporti mostrano decine di persone uccise o ferite nelle proteste per chiedere riforme democratiche. I vescovi dell’Africa australe condannano “le uccisioni extragiudiziali. Gli arresti indiscriminati. I rapimenti. E le torture”. Commesse dalle forze di polizia. Nel reprimere le proteste.