Da mesi l’agenzia internazionale del Pontificio Istituto delle Missioni Estere, AsiaNews, ha lanciato la campagna “Adotta un cristiano di Mosul” che ha permesso la raccolta e l’invio di circa 1,2 milioni di euro per il fabbisogno quotidiano dei profughi irakeni fuggiti da Mosul sotto le minacce dello Stato islamico. I fondi vengono consegnati al Patriarca di Bagdad che avrà il compito di distribuirli agli sfollati.
Ad oggi sono ancora tanti i bisognosi e il loro ritorno a casa non avverrà prossimamente, quindi i vescovi stanno progettando così di muoversi: un trasferimento di tutti i rifugiati cristiani, circa 130mila persone, 21mila famiglie, in case da abitare, dove essi possono riprendere responsabilità della loro vita, trovare un lavoro, pensare a un futuro prossimo per i figli. La “campagna” continua il suo corso e il costo da raggiungere è di circa 3,5 milioni di euro.
Queste iniziative rispondono anche all’invito di papa Francesco di non restare “inerti e muti” di fronte ai nostri fratelli e sorelle perseguitati a causa della fede: il Papa chiede a tutti i cristiani una “preghiera intensa” ma anche una “partecipazione concreta” e un “aiuto tangibile” per tutti loro. “Noi cristiani abbiamo sofferto molto – disse il patriarca mar Sako qualche mese fa – soprattutto a Mosul e nella piana di Ninive”. Non è la prima volta che minoranze etnico-religiose vengono perseguitate. Persecuzioni da parte dell’Islam nei confronti di altre confessioni, erano già iniziate ai tempi della disgregazione dell’Impero ottomano e negli anni Sessanta, quando proprio i cristiani vennero cacciati nel corso delle rivolte avvenute in Kurdistan. E’ a Mosul e Baghdad che trovarono rifugio. Con l’epurazione degli infedeli cristiani in Iraq si è di fronte al terzo massacro perpetrato dall’Islam nell’arco di poco meno di un secolo nell’area mediorientale.