La rana e il bue Una volta una rana vide un bue in un prato. Presa dall'invidia per quell'imponenza prese a gonfiare la sua pelle rugosa. Chiese poi ai suoi piccoli se era diventata più grande del bue. Essi risposero di no. Subito riprese a gonfiarsi con maggiore sforzo e di nuovo chiese chi fosse più grande. Quelli risposero: – Il bue. Sdegnata, volendo gonfiarsi sempre più, scoppiò e morì Quando gli uomini piccoli vogliono imitare i grandi, finiscono male”. (Fedro)
Peccato
L'invidia è il vizio che rende irosi e tristi, vedi Caino e Abele, ed è un “cocktail” di ingredienti esplosivi come la rabbia, la tristezza e l'avidità. E' la tristezza della felicità degli altri e si combatte con il ringraziamento e la gratitudine verso la vita e rendendo lode dei doni degli altri. Diceva Giovanni Papini che l'invidia dei sacerdoti è peggio di quella degli scribi e farisei, e non è solo un peccato femminile, ma anche maschile.
Desiderio maligno
C'è un'invidia sociale, lavorativa, estetica, spirituale che genera tristezza e competitività. Papa Francesco dice in una sua omelia: “L’invidia 'uccide' e non tollera che un altro abbia qualcosa che io non ho. E sempre soffre, perché il cuore dell’invidioso o del geloso soffre. E’ un cuore sofferente!”. E’ una sofferenza che desidera “la morte degli altri. Ma quante volte – esclama – nelle nostre comunità – non dobbiamo andare troppo lontano per vedere questo – per gelosia si uccide con la lingua. Uno ha invidia di questo, di quell’altro e incominciano le chiacchiere: e le chiacchiere uccidono!”.
Rubare i doni di Dio
La Scrittura ci ricorda che il peccato è nel molto parlare e san Francesco nelle Ammonizioni ai suoi frati scrive: “Perciò, chiunque invidia il suo fratello riguardo al bene che il Signore dice e fa in lui, commette peccato di bestemmia, poiché invidia lo stesso Altissimo, il quale dice e fa ogni bene”. Il poverello d'Assisi mette in guardia che l'invidioso è “ladro” dei doni che il Signore fà nell'altro. Una volta mi hanno chiesto che cosa pensavo delle persone che erano invidiose di me…Ho risposto: “Io non sono invidioso di loro!”. A parte gli scherzi, credo che come ci ricorda il Papa nell'esortazione sulla santità: “Il santo non spreca le sue energie lamentandosi degli errori altrui, è capace di fare silenzio davanti ai difetti dei fratelli ed evita la violenza verbale che distrugge e maltratta, perché non si ritiene degno di essere duro con gli altri, ma piuttosto li considera 'superiori a sé stesso' (Fil 2,3)”.(n.116, Gaudete et Exultate).
Il serpente
Il Maligno “non pensiamo dunque che sia un mito, una rappresentazione, un simbolo, una figura o un’idea. Tale inganno ci porta ad abbassare la guardia, a trascurarci e a rimanere più esposti. Lui non ha bisogno di possederci. Ci avvelena con l’odio, con la tristezza, con l’invidia, con i vizi. E così, mentre riduciamo le difese, lui ne approfitta per distruggere la nostra vita, le nostre famiglie e le nostre comunità, perché 'come leone ruggente va in giro cercando chi divorare' (1 Pt 5,8). (n.161, Gaudete et Exultate).
Il segreto della felicità
Essere sempre svegli e vigilanti per non rimanere impigliati nelle reti subdole del tentatore e per allontanare ed evitare i “veleni” del serpente antico. La nostra vita è breve su questa terra e non la possiamo sprecare ad essere invidiosi e competitivi, bisogna ricordare sempre quello che diceva la grande poetessa Alda Merini: “La miglior vendetta? La felicità. Non c'è niente che faccia più impazzire la gente che vederti felice”, ma la felicità non è una “vendetta”, è la certezza di essere Amati continuamente da Dio.