Una novità senza precedenti per il contrasto della piaga della pedofilia nella Chiesa. Con uno storico documento, il Papa abolisce il segreto pontificio sulle denunce, i processi e le decisioni riguardanti i delitti citati nel primo articolo del recente motu proprio “Vos estis lux mundi”, vale a dire: i casi di violenza e di atti sessuali compiuti sotto minaccia o abuso di autorità; i casi di abuso sui minori e su persone vulnerabili; i casi di pedopornografia; i casi di mancata denuncia e copertura degli abusatori da parte dei vescovi e dei superiori generali degli istituti religiosi. Commenta il vescovo Juan Ignacio Arrieta, segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi: “Questa Istruzione intende precisare il grado di riserva con cui devono essere gestite le notizie o le denunce concernenti abusi sessuali compiuti da chierici o persone consacrate contro minori e altri soggetti qui determinati, nonché quelle eventuali condotte di autorità ecclesiastiche che tendessero a silenziarle o coprirle”. Ma “il fatto che la conoscenza di queste azioni delittuose non sia più vincolata al segreto pontificio non vuole dire che venga sdoganata la libera pubblicità da parte di chi ne è in possesso, il che oltre ad essere immorale, lederebbe il diritto alla buona fama delle persone”.
Effetto del summit di febbraio
“Con l’abolizione del segreto pontificio per i casi di violenza sessuale e abuso sui minori, Francesco prosegue nella via della trasparenza- osserva Andrea Tornielli, direttore editoriale dei media vaticani-. Il summit sulla protezione dei minori convocato nel febbraio 2019 dal Papa in Vaticano continua a portare frutti: viene infatti annunciata oggi, martedì 17 dicembre, una decisione importante, che non è azzardato definire storica, a proposito del segreto pontificio”. Il Papa, prosegue Tornielli, ha deciso, con un rescritto, di abolirlo nei casi di abuso sui minori, di violenza sessuale e di pedopornografia: “Ciò significa che le denunce, le testimonianze e i documenti processuali relativi ai casi di abuso conservati negli archivi dei dicasteri vaticani come pure quelli che si trovano negli archivi delle diocesi, e che fino ad oggi erano sottoposti al segreto pontificio, potranno essere consegnati ai magistrati inquirenti dei rispettivi Paesi che li richiedano”.
Motu proprio
Un segno di apertura, di disponibilità, di trasparenza, di collaborazione con le autorità civili. Nel caso dei dicasteri vaticani, la richiesta dovrà essere inoltrata attraverso una rogatoria internazionale, consueta nell’ambito dei rapporti tra gli Stati. “Diversa è invece la procedura nei casi in cui i documenti richiesti siano conservati negli archivi delle Curie diocesane: i magistrati inquirenti dei rispettivi Paesi inoltreranno infatti la richiesta direttamente al vescovo- precisa Tornielli-. Restano comunque salvi i regimi particolari, che possono essere previsti in accordi o concordati tra la Chiesa e lo Stato”. È evidente la portata della decisione di Papa Francesco, che si collega al motu proprio “Vos estis lux mundi” del maggio scorso: il bene dei bambini e dei ragazzi deve sempre venire prima di qualsiasi tutela del segreto, anche di quello “pontificio”. Il rescritto, evidenzia Tornielli, non intacca in alcun modo il sigillo sacramentale, cioè il segreto della confessione, che è tutt’altra cosa dal segreto pontificio sugli atti e le testimonianze. Né significa che i documenti dei processi debbano diventare di dominio pubblico e siano dunque destinati alla divulgazione: “La riservatezza per le vittime e per i testimoni dovrà essere sempre tutelata. Ma ora la documentazione dovrà essere messa a disposizione delle autorità civili per le indagini riguardanti i casi già interessati da un procedimento canonico”.