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A UDINE, TRE VENERDI DELLA COMUNITÀ PAPA GIOVANNI XXIII CON ESPERIENZE FELICI DI ACCOGLIENZA

L’accoglienza come ospitalità e convivenza fraterna è possibile. La Comunità Papa Giovanni XXIII ne da testimonianza attraverso l’esperienza felice in Friuli di alcuni protagonisti della stessa associazione fondata da don Oreste Benzi, della Caritas, del Consorzio di Cooperative Sociali “Il Mosaico”. Domani, venerdì 2 settembre, alle ore 20.30″, presso Sala polifunzionale di Teor, a Udine, si terrà il primo del ciclo di tre incontri, sul tema: “Immigrazione, Informazione, Integrazione”. Il titolo della serata è: “Situazione mondiale, italiana e friulana”. Interverrà don Luigi Gloazzo, direttore della Caritas di Udine, e saranno presenti anche alcuni richiedenti asilo.

Ci sarà Francesco, un ragazzo autistico di Bagnaria Arsa (UD), che vive in famiglia da qualche mese con un giovane afghano di 22 anni, Hakeem. I suoi genitori, Grazia Scandariato e Maurizio Torcello, lo hanno accolto in casa, dalla struttura di prima accoglienza gestita dalla Caritas a Santa Maria La Longa (UD) dove era ospitato. La testimonianza dei membri della famiglia concluderà le serate d’incontro promosse dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Venerdì 9 settembre, sempre alle ore 20.30 presso Villa Muciana a Muzzana del Turgnano (UD), si parlerà di “Migranti economici, rifugiati politici, legislazione e modello di accoglienza”, con Marco Peronio, direttore del Consorzio “Il Mosaico”. Venerdì 16 settembre, invece, alla stessa ora, il tema dell’incontro sarà “Diversità culturali e religiose che si incontrano e dialogano”, presso Sala polifunzionale di Pocenia (UD), con Toriale Hashemi, mediatore culturale dell’Afghanistan.

Il territorio della bassa friulana, che comprende i comuni più a sud della provincia di Udine, registra la presenza di circa un centinaio di profughi, in prevalenza dall’ Afghanistan e dal Pakistan, ospitati in famiglia grazie alla Caritas.

Racconta la mamma “accogliente”, Grazia Scandariato: “Per noi era importante vivere nel concreto l’integrazione tra culture e l’incontro con il diverso; per questo abbiamo chiesto di potere accogliere nella nostra casa Hakeem. Lui ci stupisce ogni giorno per il suo contatto con la natura, per la vita sobria e misurata. Adesso è un musulmano in una famiglia cristiana e ne è nato un profondo rispetto reciproco”.

Giulia Sandroni, operatrice del progetto Mare Nostrum, dichiara: “La fatica più grande è quella di far conoscere quello che facciamo. La grande disinformazione che c’è è fonte di malumori fra la gente. Il mio non è solo un lavoro, ma un impegno umano: sento che anche io sto facendo la mia parte di fronte ad una grave emergenza umanitaria”.

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