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A San Paolo fuori le mura l’apertura dell’ultima Porta Santa

Alle 10.00 di domenica 5 gennaio verrà aperta dal cardinale James M. Harvey, arciprete della basilica, la Porta Santa di S. Paolo fuori le mura, dopo questo suggestivo rito, farà seguito la celebrazione eucaristica. Quella della grandiosa basilica di S. Paolo, sarà l’ultima Porta Santa ad aprirsi, una porta realizzata in bronzo dallo scultore Enrico Manfrini (1917-2004) per il Giubileo del 2000, in quell’Anno Santo la Porta di S. Paolo venne aperta il 18 gennaio da Giovanni Paolo II (1978-2005) insieme al metropolita ortodosso Athanasios e all’arcivescovo di Canterbury George Carey, presidente della Comunione anglicana.

Nelle sedici formelle della Porta Santa, è narrata la storia dell’umanità, dal peccato originale, fino alla figura di Cristo risorto, come porta della salvezza e inoltre la Pentecoste, il Pontefice e l’abate del tempo con i fedeli in preghiera. Sui battenti della porta ci sono episodi della vita dei santi Pietro e Paolo, in particolare, dei bassorilievi raffiguranti come la conversione sulla via di Damasco, il suo insegnamento e il martirio, mentre sulla parte bassa è riportata la frase latina “Ad sacram Pauli cunctis venientibus aedem – sit pacis donum perpetuoquoe salus” (A quanti vengono nel santo tempio di Paolo sia concesso il dono della pace e della salvezza eterna).

All’interno della basilica, a questa Porta corrisponde la cosiddetta “Porta Bizantina” ordinata a Costantinopoli nel 1070 dal console e mercante amalfitano Pantaleone, per remissione dei suoi peccati, essendosi arricchito con il commercio di schiavi musulmani e cristiani che era proibito dalla Chiesa. Ildebrando di Soana, allora abate benedettino, che poi sarebbe diventato papa Gregorio VII (1073-1085) la fece realizzare all’artista Teodoro che, in 54 pannelli incisi in agemina d’argento, ha rappresentato un ciclo cristologico, un ciclo apostolico ed un ciclo profetico.

La Porta Bizantina è sopravvissuta ai secoli, superando incendi, saccheggi e restauri. Oggi è uno dei tesori più preziosi della basilica di San Paolo Fuori le Mura e una delle testimonianze più importanti dell’arte medievale e fu donata alla basilica come segno di devozione e penitenza. Quest’antichissima porta è stata rimontata nel 1965-66 e i due battenti un tempo costituivano la porta centrale della basilica medievale. C’è da ricordare che la basilica era la più grande di Roma, e tale si conservò fino alla drammatica notte tra il 15 e il 16 luglio del 1823, allorché fu ridotta ad un cumulo di rovine per l’incendio causato dalla negligenza di un operaio.

Ecco come il “Diario di Roma” un periodo stampato a Roma dalla famiglia Chacras, che il 16 luglio così scriveva: “Per una fatalissima disgrazia, derivata per quanto apparisce dal fatto di alcuni stagnari, i quali nel far ieri diversi lavori sul tetto della basilica di S. Paolo fuori le mura, lasciarono cadere dei carboni accesi da una padella, si è nella scorsa notte appiccato il fuoco al soffitto della basilica. La violenza della fiamma è stata tale e tanta, che malgrado i soccorsi prestati dal corpo dei pompieri, con la celerità possibile in tanta distanza, quell’antichissimo celeberrimo soffitto è rimasto interamente distrutto; le numerose famose colonne, meno alcune poche sono state in parte atterrate, in parte calcinate”.

L’indomani, lo stesso giornale informava che erano scampati all’immane tragedia l’altare papale, le sacre reliquie, il magnifico ciborio di Arnolfo di Cambio, due cappelle e il monastero attiguo. Due giorni dopo la proclamazione del dogma dell’Immacolata, il 10 dicembre del 1854, Pio IX (1846-1878) assistito da numerosi cardinali, arcivescovi, consacrò solennemente la risorta basilica. Una curiosità la basilica di S. Paolo viene anche detta “alessandrina”, perché dove l’invasione musulmana in Egitto, il patriarca di Alessandria, avrebbe potuto in caso di necessità trovarvi rifugio.

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