A Fatima, “il cielo mette in moto una vera e propria mobilitazione generale contro” l’indifferenza verso il prossimo, un’indifferenza che “ci raggela il cuore”. Dio ci ha creati come “una speranza per gli altri“, e noi “non vogliamo essere una speranza abortita! La vita può sopravvivere solo grazie alla generosità di un’altra vita“. E’ il messaggio che Papa Francesco lancia dal sagrato del Santuario della Cova de Iria, dove cento anni fa a tre bambini apparve la Vergine Maria. Davanti a oltre mezzo milione di persone, il Pontefice proclama santi Fancisco e Giacinta Marto, i primi bambini non martiri ad essere canonizzati, stabilendone il culto il 20 febbraio, giorno della morte della pastorella. Ai piedi della statua della Madonna vengono poste e incensate le reliquie dei due veggenti: la treccia di Giacinta e un frammento osseo della costola di Francisco.
Immersi nella luce di Dio
Papa Francesco, prendendo spunto dalle letture proclamate durante la celebrazione, incentrate sulla figura biblica di Maria, nella sua omelia afferma a gran voce: “Abbiamo una Madre!”. La definisce una “Signora tanto bella”, così come commentavano tra di loro i pastorelli di Fatima dopo aver visto la Vergine. “Essi avevano visto la Madre del cielo“, aggiunge il Pontefice; negli occhi di quei bambini “si sono protesi gli occhi di molti” che tuttavia “non l’hanno vista”. Ma la Madonna, fa notare Bergoglio, “non è venuta qui perché noi la vedessimo: per questo avremo tutta l’eternità, beninteso se andremo in Cielo“. E’ apparsa a Fatima per ricordarci la “luce di Dio che dimora in noi e ci copre”, avvertendoci “sul rischio dell’inferno a cui conduce una vita, spesso proposta e imposta, senza Dio e che profana Dio nelle sue creature”. I veggenti “si trovavano dentro” questa luce che si irradiava dalla Madonna. “Fatima – prosegue – è soprattutto questo manto di luce che ci copre, qui come in qualsiasi altro luogo della Terra quando ci rifugiamo sotto la protezione di Maria”.
La speranza cristiana
“Abbiamo una Madre“, ribadisce il Papa. Come suoi figli, “viviamo della speranza che poggia su Gesù”. Infatti, spiega il Pontefice, “quando Gesù è salito al cielo, ha portato accanto al Padre celeste la nostra umanità che aveva assunto nel grembo della Vergine Madre, e mai più la lascerà”. Questa è l’ancora dei cristiani: “fissiamo la nostra speranza in quella umanità collocata nel Cielo alla destra del Padre” “che ci sostiene sempre, fino all’ultimo respiro”. Ed è proprio grazie a questa speranza, fa notare il Santo Padre, che oggi migliaia di pellegrini sono a Fatima: “Ci siamo radunati qui per ringraziare delle innumerevoli benedizioni che il Cielo ha concesso lungo questi cento anni, passati sotto quel manto di Luce che la Madonna, a partire da questo Portogallo ricco di speranza, ha esteso sopra i quattro angoli della Terra”. Francesco prende come modello i due pastorelli appena elevati agli onori degli altari. “La Vergine Maria li ha introdotti nel mare immenso della luce di Dio“, ed è da questo che “veniva loro la forza per superare le contrarietà e le sofferenze”.
Il “grazie” del Papa
Citando le “Memorie” di suor Lucia, il Pontefice ricorda le parole di Giacinta “appena beneficiata da una visione”, nella quale si vedono tante strade costellate di persone che piangono per la fame e il Papa che prega in una chiesa insieme ad altre tantissime persone. “Grazie, fratelli e sorelle, di avermi accompagnato! Non potevo non venire qui per venerare la Vergine Madre e affidarle i suoi figli e figlie“, aggiunge. “Sotto il suo manto non si perdono; dalle sue braccia verrà la speranza e la pace di cui hanno bisogno e che io supplico per tutti i miei fratelli nel Battesimo e in umanità, in particolare per i malati e i disabili, i detenuti e i disoccupati, i poveri e gli abbandonati“.
Creati per essere speranza per gli altri
Dio, sottolinea il Pontefice, “ci ha creati come una speranza per gli altri, una speranza reale e realizzabile secondo lo stato di vita di ciascuno”. “Il cielo mette in moto qui una vera e propria mobilitazione generale contro questa indifferenza che ci raggela il cuore e aggrava la nostra miopia – fa notare Bergoglio -. Non vogliamo essere una speranza abortita! La vita può sopravvivere solo grazie alla generosità di un’altra vita”. “Quando passiamo attraverso una croce”, aggiunge il Papa, “Egli vi è già passato prima”. “Non saliamo alla croce per trovare Gesù“, al contrario “è stato Lui che si è umiliato ed è sceso fino alla croce per trovare noi e, in noi, vincere le tenebre del male e riportarci verso la luce”. Papa Francesco conclude la sua omelia affidando alla protezione della Madonna i cristiani, quali “sentinelle del mattino che sanno contemplare il vero volto di Gesù Salvatore, quello che brilla a Pasqua”, per riscoprire “il volto giovane e bello della Chiesa che risplende quando è missionaria, accogliente, libera, fedele, povera di mezzi e ricca di amore”. Al termine della messa, il Papa saluta i malati, per poi benedirli con la il Santissimo Sacramento.
Santi Francisco e Giacinta
La Congregazione delle Cause dei Santi, riassume così la vita dei veggenti di Fatima: “Francesco e Giacinta Marto sono nati ad Aljustrel, villaggio nel territorio della parrocchia di Fatima, nella Diocesi di Leiria-Fatima. Francesco è nato l’11 giugno 1908 e sua sorella Giacinta l’11 marzo 1910. Nell’ambito della loro umile famiglia impararono a conoscere e a lodare Dio e la Vergine Maria. Nel 1917, mentre pascolavano il gregge con la cugina Lucia dos Santos, ricevettero la grazia singolare di vedere varie volte la Santissima Madre di Dio, nella Cova d’Iria. Da quel momento, non ebbero altro desiderio se non quello di compiere in tutto la volontà di Dio e contribuire alla salvezza delle anime e alla pace nel mondo, attraverso la preghiera e la penitenza. In poco tempo raggiunsero una straordinaria perfezione cristiana. Francesco si addormentò nel Signore il 4 apirle 1919 e Giacinta il 20 febbraio 1920″. Colpisce il modo in cui i due bambini vivono la malattia di cui soffrono e come affrontano la morte che sanno, anticipatamente, dovrà arrivare presto. Francesco saluta Lucia dicendole: “Addio, in Cielo!”. Giacinta, già molto malata, consola la mamma con queste parole: “Non essere triste, mamma: vado in Cielo. Lassù pregherò molto per te”.
Il programma
Dopo la veglia di ieri, con 600.000 candele accese nella notte, prima di celebrare la messa, l’agenda del Papa prevede un incontro privato, nella saletta di ricevimento della Casa “Nossa Senhora do Carmo“, con il primo ministro del Portogallo, Antonio Luis Santos da Costa. Dopo la messa il Pontefice pranza con i vescovi portoghesi e il seguito papale e successivamente, dopo una breve cerimonia di congedo nella base militare di Monte Real, parte alla volta di Roma. L’arrivo è previsto all’aeroporto di Ciampino intorno alle 19:00, ora italiana.
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